Adriano Foscari (Venezia, 10 giugno 1904Venezia, 22 giugno 1980) è stato un ammiraglio e marinaio italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente e della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia nel corso della seconda guerra mondiale.

Adriano Foscari
NascitaVenezia, 10 giugno 1904
MorteVenezia, 22 giugno 1980
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1922 - 1955
GradoContrammiraglio R.O.
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneGuerra di liberazione italiana
BattaglieBattaglia del banco di Skerki
Comandante diReggimento "San Marco"
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959)[1]
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Biografia

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Il cacciatorpediniere Camicia Nera in navigazione.

Nacque a Venezia il 10 giugno 1904,[2] discendente da una antica famiglia iscritta al patriziato fin dagli albori della Repubblica di Venezia, che aveva dato alla Repubblica un doge ed alti magistrati, un Cardinale alla Chiesa, figlio di Piero e Elisabetta De Widmann Rezzonico.[3]

Figlio di ufficiale della Marina,[N 1] dopo aver compiuti gli studi ginnasiali presso il Collegio "Carlo Alberto" di Moncalieri nel 1918, entrò all'Regia Accademia Navale di Livorno e nel luglio 1922 venne nominato aspirante guardiamarina.[2] Divenuto sottotenente di vascello nel 1924 e tenente di vascello nel 1927, fu nominato nel 1929 ufficiale di ordinanza del Duca d’Aosta e dal 1930 all'ottobre 1933 fu addetto alla persona e alla Casa militare del Duca di Spoleto.[2] Nel 1934 assunse il comando della torpediniera 75 O.L.T. e quindi del cacciatorpediniere Giovanni Acerbi e del sommergibile Des Geneys.[3] Promosso capitano di corvetta nel marzo 1936 fu destinato all'Istituto di Guerra Marittima.[3] Dal marzo 1938 ebbe successivamente il comando dei sommergibili Antonio Sciesa e Sebastiano Veniero, e poi dall'agosto 1939 fu chiamato a prestare servizio presso il Ministero della Marina con l’incarico di segretario generale dello Stato maggiore, dove conseguì la promozione a capitano di fregata nel gennaio 1940.[2][3] Il 7 gennaio 1942, in piena seconda guerra mondiale, assunse il comando del cacciatorpediniere Camicia Nera col quale compì numerosi servizi di scorta ai convogli verso la Libia.[2] Nella notte del 2 dicembre 1942 il Camicia Nera partecipò alla battaglia del banco di Skerki sulle coste tunisine ottenne la citazione sul bollettino di guerra per aver lanciato tutti i suoi siluri contro un incrociatore nemico.[2] Per questa azione fu poi insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente.[2]

Dal febbraio 1943 prestò successivamente servizio all’Accademia navale di Livorno, trasferito presso la sede di Venezia, dove si trovava all'atto dell'armistizio di Cassibile l'8 settembre 1943.[2] Seguì il comando della Accademia nel suo trasferimento a Brindisi dove, dal successivo mese di ottobre fu distaccato all’Ufficio collegamento con il Comando Supremo.[2] Promosso capitano di vascello dall'aprile 1944, assumeva, dal 1 ottobre dello stesso anno, il comando del Reggimento "San Marco", che comando fino al 30 novembre 1945. partecipò alla battaglie del Senio, di Valle Santerno e di Sillari, venendo per questo insignito della Croce di Cavaliere dell'Ordine militare d'Italia.[2][3] Collocato in posizione ausiliaria a domanda dal 1 febbraio 1947, fu richiamato in servizio per un mese nel 1954 e dal 1 febbraio 1955 venne collocato nella riserva e promosso contrammiraglio.[2] Si spense a Venezia il 22 giugno 1980.[2][3]

Onorificenze

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«Durante l'ultimo ciclo della guerra di liberazione d'Italia, al comando di un Reggimento, riaffermava altissime doti di valore personali, capacità di comandante, sicuro ascendente sugli uomini. Durante azioni durissime che impegnavano l'intero Reggimento, dimostrava sereno coraggio, sicura visione dei compiti, abilità di manovra. Il suo Reggimento rinnovava in aspri combattimenti terrestri, la gloriosa tradizione delle Fanteria di Marina. Val Sento, 3 marzo-2 aprile 1945; Valle Santerno e Sillari, 3 aprile-12 aprile 1945; C. Ortica, M dei Mercati, M. Bello e M. del Re, 12-17 aprile 1945.[4]»
— D.P. 312 del 24 novembre 1947.[5]
«Comandante di cacciatorpediniere, di scorta ad un convoglio di navi da carico, improvvisamente attaccato da forze navali nemiche molto superiori, si lanciava audacemente all’attacco, penetrando con la sua nave tra le unità della formazione avversaria. Scoperto dal nemico e sottoposto a violenta reazione di fuoco, non desisteva dall’ardita azione iniziata, fermamente deciso a portarla a fondo e ad arrecare all’avversario il maggior danno possibile, noncurante delle continue fitte salve che inquadravano la sua unità. Riusciva così a lanciare i suoi siluri contro un gruppo di cacciatorpediniere. Avvistato subito dopo un incrociatore e risoluto a condurre un secondo attacco, manovrava con grande perizia sotto il tiro che il nemico concentrava sulla sua nave e, raggiunto il bersaglio, si portava a distanza ravvicinatissima e lo colpiva con due siluri che ne provocavano l’immediata esplosione ed affondamento. Esauriti, in tal modo, i suoi siluri, insisteva ancora a ricercare l’avversario nell’intento di attaccarlo col cannone, e, solo dopo aver accertato il definitivo allontanamento del nemico, si poneva alla ricerca e al recupero dei naufraghi, rientrando alla base nella sera successiva. Dimostrava in tutta l’azione eccezionali doti di comandante, nutrite di alto spirito d’iniziativa e della più tenace aggressività. Canale di Sicilia, 2 dicembre 1942.[6]»
— Regio Decreto 18 maggio 1943.
«Comandante di cacciatorpediniere di scorta a convoglio, ripetutamente attaccato da aero-siluranti nemici che colpivano gravemente un piroscafo in zona di mare fortemente insidiata, si portava con prontezza e sereno coraggio al soccorso della nave. Mentre procedeva ai difficili tentativi di salvataggio della nave e al recupero di alcune centinaia di naufraghi, veniva fatto segno a reiterarti attacchi aerosiluranti contro i quali reagiva con pronta manovra e con l'efficace impiego delle armi, ottenendo in cooperazione altre unità per l'abbattimento di due aerei. Avvenuto l'affondamento del piroscafo, in condizioni di mare avverse e nell'oscurità della notte, contribuiva con tenacia, per oltre otto ore, alle operazioni di ricerca e di ricupero dei naufraghi, incurante dell'offesa degli aerei nemici e della segnalata vicinanza di un sommergibile. Dimostrava generoso spirito di sacrificio, tenace coraggio ed elevata capacità. Mediterraneo Centrale,23-24 gennaio 1942
— Regio Decreto 13 novembre 1942-
«Comandante di cacciatorpediniere, di scorta a convoglio, fatto segno a violentissimo attacco di aerosiluranti e bombardieri nemici, che mitragliavano ripetutamente la sua unità, provocando feriti e vittime tra l'equipaggio, manovrava con capacità e sereno ardimento per evitare i siluri e ridurre al minimo i danni sofferti. Mare Jonio, 21 agosto 1942
— Regio Decreto 11 febbraio 1943.
«Comandante di cacciatorpediniere, nel terzo ciclo della guerra 1940 - 1943, ha compiuto numerose missioni di guerra e scorte ai convogli in acque insidiate dal nemico. Animato da elevato sentimento del dovere, ha dimostrato in ogni circostanza sereno coraggio e spirito combattivo. Mediterraneo Centrale e Orientale - Canale di Sicilia -A.S., 7 gennaio 1942- 20 febbraio 1943
— Decreto Luogotenenziale 12 aprile 1946.
«Comandante di C.T. di scorta a convoglio ripetutamente attaccato da aerosiluranti nemici, che colpivano gravemente un piroscafo in zona di mare fortemente insidiata, si portava con prontezza e sereno coraggio al soccorso della nave. Mentre procedeva ai difficili tentativi di salvataggio della nave e al recupero di alcune centinaia di naufraghi , veniva fatto segno a reiterati attacchi di aerosiluranti contro i quali reagiva con pronta manovra e coll'efficace impiego delle armi, ottenendo in cooperazione con altre unità l'abbattimento di due aerei. Avvenuto l'affondamento del piroscafo, in condizioni di mare avverse e nell'oscurità della notte, contribuiva con tenacia e per oltre otto ore alle operazioni di ricerca e di recupero dei naufraghi, incurante dell'offesa degli aerei nemici e della segnalata vicinanza di un sommergibile. Dimostrava generoso spirito di sacrificio, tenace coraggio e elevata capacità. Mediterraneo Centrale, 23-24 gennaio 1942
— Determinazione del 16 ottobre 1942.

Annotazioni

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  1. ^ Suo padre era decorato al valore delle guerre d'Africa, Deputato al parlamento per due legislature, Sottosegretario di Stato alle colonie e Senatore del Regno.

Bibliografia

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  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Franco Bargoni, Esploratori Italiani, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1996.
  • Aldo Cocchia, Convogli. Un marinaio in guerra 1940-1942, Milano, Ugo Mursia, 2004, ISBN 978-88-425-3309-2.
  • Giorgio Giorgerini, La battaglia dei convogli in Mediterraneo, Milano, Ugo Mursia, 1977.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare. La Marina tra vittoria e sconfitta, 1940-1943, Milano, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valore Militare, Le medaglie d'oro al valor militare volume secondo (1942-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965, p. 124.
  • Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, Navi mercantili perdute, Roma, Ufficio Storico Marina Militare, 1997, ISBN 978-88-98485-22-2.
  • Ordine Militare d'Italia, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1991.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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