Attilio Piccioni
Attilio Piccioni (Poggio Bustone, 14 giugno 1892 – Roma, 10 marzo 1976) è stato un politico italiano, più volte ministro e parlamentare.
Attilio Piccioni | |
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Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 26 luglio 1960 – 4 dicembre 1963 |
Presidente | Amintore Fanfani Giovanni Leone |
Predecessore | Antonio Segni |
Successore | Pietro Nenni |
Durata mandato | 26 luglio 1951 – 17 agosto 1953 |
Presidente | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Se stesso Giovanni Porzio Giuseppe Saragat |
Successore | Giuseppe Saragat |
Durata mandato | 24 maggio 1948 – 27 gennaio 1950 |
Contitolare | Giovanni Porzio Giuseppe Saragat |
Presidente | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Luigi Einaudi Randolfo Pacciardi |
Successore | Se stesso |
Ministro degli affari esteri | |
Durata mandato | 29 maggio 1962 – 5 dicembre 1963 |
Presidente | Amintore Fanfani Giovanni Leone |
Predecessore | Antonio Segni |
Successore | Giuseppe Saragat |
Durata mandato | 18 gennaio 1954 – 19 settembre 1954 |
Presidente | Amintore Fanfani Mario Scelba |
Predecessore | Giuseppe Pella |
Successore | Gaetano Martino |
Ministro di grazia e giustizia | |
Durata mandato | 28 gennaio 1950 – 19 luglio 1951 |
Presidente | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Giuseppe Grassi |
Successore | Adone Zoli |
Segretario della Democrazia Cristiana | |
Durata mandato | 22 settembre 1946 – gennaio 1949 |
Presidente | Alcide De Gasperi |
Predecessore | Alcide De Gasperi |
Successore | Paolo Emilio Taviani |
Presidente della 3ª Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica | |
Durata mandato | 10 luglio 1958 – 25 luglio 1960 |
Predecessore | Antonio Boggiano Pico |
Successore | Giuseppe Medici |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 12 giugno 1958 – 4 luglio 1976 |
Legislatura | III, IV, V, VI |
Gruppo parlamentare | Democrazia Cristiana |
Circoscrizione | Sondrio (III Legislatura), Viterbo (IV Legislatura), Roma (V e VI Legislatura) |
Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 25 giugno 1946 – 11 giugno 1958 |
Legislatura | AC, I, II |
Gruppo parlamentare | Democrazia Cristiana |
Circoscrizione | AC-I: Collegio Unico Nazionale II: Firenze-Pistoia |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | PPI (1919-1926) DC (1943-1976) |
Titolo di studio | Laurea in giurisprudenza |
Professione | Avvocato |
Era padre di Piero, compositore coinvolto nel caso Montesi, e di Leone, critico letterario e dirigente della RAI.
Biografia
modificaFormazione familiare e adesione al Partito Popolare
modificaPiccioni nacque nel reatino, da padre umbro di Foligno e madre di Reggio Emilia[1]. Studiò a Rieti e si laureò in giurisprudenza alla Sapienza di Roma[1]. Partecipò alla prima guerra mondiale prima come ufficiale dei bersaglieri, poi come istruttore di automezzi.[1] Nel 1919 soggiornò a lungo a Torino, ospite del fratello, funzionario della prefettura; si sposò e aderì al Partito Popolare Italiano (PPI), appena fondato da Luigi Sturzo.[1][2] Fu segretario del PPI nel capoluogo piemontese e membro del consiglio nazionale (1919-24).[2]
Con l'avvento del fascismo al potere, nel 1926, dopo lo scioglimento forzoso del PPI, si trasferì a Pistoia, dove riprese ad esercitare la professione di avvocato[3] e rimase vedovo.
Fondazione della Democrazia Cristiana e primi incarichi di governo
modificaIl 19 marzo 1943, a Roma, in casa di Giuseppe Spataro, Piccioni prese parte al convegno clandestino del primo nucleo di fondatori della Democrazia Cristiana, nel quale fu discusso e approvato il documento, redatto da Alcide De Gasperi: "Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana";[1] esponente del Comitato di Liberazione Nazionale della Toscana, si trasferì a Roma nell'immediato dopoguerra.[1]
Il 2 giugno 1946, Piccioni fu eletto all'Assemblea Costituente[2] e fece parte della Commissione dei 75 incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione della Repubblica.
Uomo di fiducia di Alcide De Gasperi, fu segretario politico della DC dal 1946 al 1949[2] e vicepresidente del Consiglio dei ministri nel quinto governo dello statista trentino (1948-1950). Fu poi ministro di grazia e giustizia nel sesto governo De Gasperi (1950-1951) e ancora vicepresidente del Consiglio nei governi De Gasperi VII (1951-1953) e De Gasperi VIII (1953). Nel frattempo, fu rieletto deputato nella II legislatura.
Presidente del Consiglio incaricato e lo scandalo Montesi
modificaDopo la bocciatura alla Camera dell'ottavo governo De Gasperi (28 luglio 1953), Piccioni fu incaricato dal presidente della Repubblica Luigi Einaudi di formare il nuovo governo. Dopo le consultazioni di rito, la formazione del governo Piccioni sembrava essere cosa fatta, essendo riuscito, il presidente incaricato, a strappare il consenso dei liberali e l'appoggio esterno dei socialdemocratici. In una successiva riunione, tuttavia, il PSDI tornò sui propri passi e annunciò che avrebbe votato contro il nuovo governo, costringendo Piccioni a rinunciare all'incarico.[4]
Attilio Piccioni fu poi nominato ministro degli affari esteri nell'effimero primo governo Fanfani (gennaio-febbraio 1954) e convocato nuovamente dal presidente Einaudi per succedere a Fanfani come presidente del Consiglio. Piccioni, peraltro, non volle assumersi tale responsabilità per il coinvolgimento del figlio Piero, compositore, nel caso di Wilma Montesi, ragazza romana trovata morta sulla spiaggia di Torvaianica; con riluttanza accettò di essere confermato agli esteri nel nuovo governo Scelba.[5] Il 26 marzo 1954, tuttavia, il caso Montesi - inizialmente archiviato - fu ufficialmente riaperto dalla corte d'appello di Roma. Il 19 settembre lo scandalo fu tale che Attilio Piccioni si dimise da ministro degli Esteri e da tutte le sue cariche ufficiali. Due giorni dopo, il figlio Piero fu arrestato con l'accusa di omicidio colposo e di uso di stupefacenti e poi tradotto nel carcere di Regina Coeli.
Piero Piccioni ottenne la libertà provvisoria dopo tre mesi di carcere preventivo[6] e, infine, venne completamente scagionato da ogni accusa, ma la carriera politica del padre fu gravemente compromessa.
Ultime cariche politiche
modificaNegli anni che vanno dal 1956 al 1957, Attilio Piccioni fu a capo della delegazione italiana presso le Nazioni Unite.[3]
Nel 1958 fu eletto senatore e lo rimase per quattro legislature. Tornò nuovamente vicepresidente del Consiglio nel III (1960-1962) e IV governo Fanfani (1962-1963), nel quale assunse anche il Ministero degli affari esteri in sostituzione di Antonio Segni, neoeletto presidente della Repubblica. In tale elezioni (1962) fu anche destinatario, da parte di alcuni franchi tiratori democristiani, di una candidatura alternativa a quella ufficiale di Segni, che conseguì ben 51 voti al III scrutinio. Il 7 settembre 1962, Piccioni strinse con gli Stati Uniti, rappresentati dal vicepresidente Lyndon Johnson, l'accordo di collaborazione spaziale San Marco.[7]
Fu ancora vicepresidente del Consiglio e ministro degli esteri nel primo governo Leone (1963) e ministro con incarichi speciali nel I, II, e III governo Moro (1963-1968). Si spense a Roma il 10 marzo 1976.
Sinossi degli incarichi di Governo
modificaNote
modifica- ^ a b c d e f Ricordare Piccioni
- ^ a b c d Fonte: Treccani.it L'Enciclopedia Italiana, riferimenti in Collegamenti esterni.
- ^ a b Fonte: Sapere.it, riferimenti in Collegamenti esterni.
- ^ Indro Montanelli, Mario Cervi, Storia d'Italia, Vol. 10, RCS, Milano, 2004, p. 158
- ^ Indro Montanelli, Mario Cervi, cit., p. 194
- ^ Ugo Zatterin, La tragica ballata di Piero Morgan, da: "L'Europeo" n. 44 del 1980, ripreso su "L'Europeo" - Periodico annuale, Cinquant'anni di gialli, Ed. RCS, aprile 2001, p. 99
- ^ MAE
- ^ Dal 10 al 23 marzo 1951 incaricato di esercitare le funzioni del Presidente del Consiglio e Ministro ad interim dell'Africa italiana in assenza di De Gasperi.
- ^ Dal 7 al 17 set. 1952 incaricato di esercitare le funzioni di Presidente del Consiglio e Ministro ad interim dell'Africa italiana in assenza di De Gasperi.
- ^ II Governo Leone, su storia.camera.it.
Bibliografia
modifica- Carlo Dane (a cura di), Scritti e discorsi, 1944-1965 / Attilio Piccioni, prefazione di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque lune, 1979.
- Giorgio Galli, Storia della Democrazia cristiana, Roma-Bari, Laterza, 1978.
- Gabriella Fanello Marcucci, Attilio Piccioni e la sinistra popolare, Roma, Cinque lune, 1977.
- Gabriella Fanello Marcucci, Attilio Piccioni : la scelta occidentale : vita e opere di un padre della Repubblica, Roma, Liberal, 2011. ISBN 978-88-88835-46-4.
- Angelo Frignani, La strana morte di Wilma Montesi, Roma, Adnkronoslibri, 2003. ISBN 88-7118-157-3.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni di o su Attilio Piccioni
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Attilio Piccioni
Collegamenti esterni
modifica- Piccióni, Attilio, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- PICCIONI, Attilio, in Enciclopedia Italiana, III Appendice, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1961.
- Piccióni, Attìlio, su sapere.it, De Agostini.
- Federico Mazzei, PICCIONI, Attilio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 83, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015.
- Attilio Piccioni, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- Attilio Piccioni (III legislatura della Repubblica Italiana) / V legislatura / VI legislatura, su Senato.it, Parlamento italiano.
- Attilio Piccioni, un padre della Patria dimenticato, su ilgiornale.it.
- La morte di Wilma Montesi. Il primo delitto mediatico, da "Misteriditalia.com".
- [collegamento interrotto] di Claudio Dell'Orso, dal sito [Nu]magazine.it.
- Morto Attilio Piccioni ex segretario della DC articolo di Vittorio Gorresio, La Stampa, 11 marzo 1976, Archivio storico. URL visitato il 10/08/2012
- Montesi, giallo nella Roma dei potenti. Quella donna morta sulla spiaggia e le lotte di potere nella DC articolo di Corrado Augias, la Repubblica, 9 febbraio 2006, sezione Roma, Archivio. URL visitato il 10/08/2012
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