K2 + 1

serie televisiva

K2 + 1 è una serie televisiva in sette episodi diretta da Luciano Emmer, co-prodotta dalla Rai e dalla tedesca ZDF e trasmessa tra il 27 luglio e il 15 settembre del 1971 sul Programma Nazionale per i primi sei episodi e sul Secondo Programma per il settimo e ultimo episodio.

K2 + 1
Titolo originaleK2 + 1
PaeseItalia, Germania Ovest
Anno1971
Formatoserie TV
Generegiallo, commedia
Stagioni1
Episodi7
Durata45 min (episodio)
Lingua originaleitaliano
Rapporto1,33:1
Crediti
RegiaLuciano Emmer
SoggettoFrancesco Milizia, Alan Hackney, Biagio Proietti e Carey Wilber (per un episodio)
SceneggiaturaFrancesco Milizia, Alan Hackney, Biagio Proietti e Carey Wilber (per un episodio)
Interpreti e personaggi
FotografiaGiuseppe Caracciolo
MontaggioNello Boni
MusicheBruno Guarnera, arrangiata e diretta da Angel Pocho Gatti
ScenografiaInigo Lezzi (non accreditato)
CostumiEnrico Sabbatini
TruccoAdonella De Rossi
ProduttorePaolo Tassara
Casa di produzioneExpo Film, Rai Radiotelevisione Italiana (Roma) ZDF (Monaco di Baviera)
Prima visione
Prima TV originale
Dal27 febbraio 1971
Al14 agosto 1971
Rete televisivaZDF
Prima TV in italiano
Dal27 luglio 1971
Al15 settembre 1971
Rete televisivaRai

Di genere commedia gialla, la serie è incentrata sulle vicissitudini di Alberto, un manager di due cantanti, Judy e Kathy, sorelle gemelle (della prima è inoltre fidanzato) che, facendo leva sulla loro somiglianza, fascino e astuzia, hanno però l'attitudine a finire spesso e volentieri nei guai. Ciascun episodio è ambientato in una città diversa.

Produzione

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Interpretata da Johnny Dorelli e da Alice ed Ellen Kessler, andava in onda ogni martedì sera alle 21:15 tranne l'ultimo, andato in onda il mercoledì della settimana successiva poiché il settimo martedì precedente andò in onda la prima puntata dello sceneggiato E le stelle stanno a guardare[N 1]. Venne girata a colori su pellicola cinematografica poiché la televisione tedesca trasmetteva già col sistema PAL da quattro anni; in Italia lo si vide in bianco e nero per la prima visione e a colori nelle repliche successive al 1977.

Il titolo della serie significa "Kessler 2 + 1", dove l'1 fa riferimento al personaggio interpretato da Dorelli. Alla ZDF la prima visione avvenne cinque mesi prima, dal 27 febbraio al 14 agosto 1971, con il titolo Die diebischen Zwilinge (in italiano Le gemelle ladre). Gli episodi vennero trasmessi una volta al mese e in ordine diverso rispetto alla trasmissione in Italia[1].

Nel 2004 i sette episodi furono ripresentati in sala cinematografica come evento speciale fuori concorso alla 22ª edizione del Torino Film Festival[2].

Casting

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Nei sette episodi del telefilm recitano diversi altri attori, tra i quali Fulvio Mingozzi nel primo episodio, Steffen Zacharias e Abul Kalam Shamsuddin nel secondo, Enzo Garinei, Antonio La Raina, Bianca Maria Roccatani e Valeria Sabel nel terzo, Dina Perbellini e Richard Dunne nel quarto, Goffredo Alessandrini e Daniela Caroli nel quinto, Riccardo Paladini nel sesto, Giuliana Rivera, Paolo Giusti e un ventiquattrenne Michele Placido (al suo esordio assoluto come attore televisivo) nel settimo e ultimo episodio.

La sigla di apertura e di chiusura del telefilm è Somebody loves me, portata al successo dieci anni prima da Ray Conniff and The Singers, cantata da Johnny Dorelli e dalle gemelle Kessler. Le musiche della serie, sigle comprese, erano di Bruno Guarnera, arrangiate da Pocho Gatti.

Episodi

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Stagione Episodi Prima TV originale
Prima stagione 7 1971

Esplicative

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  1. ^ Fascicoli del Radiocorriere Tv n. 30 del 25/7/1971 (primo epis.), n. 31 del 1/8 (secondo epis.), n. 32 dell'8/8 (terzo epis.), n. 33 del 15/8 (quarto epis.), n. 34 del 22/8 (quinto epis.), n. 35 del 29/8 (sesto epis.), n. 36 del 5/9 (non trasmesso) e n. 37 del 12/9/1971 (settimo epis.), tutti usciti in edicola.

Riferimenti

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  1. ^ (DE) Die diebischen Zwilinge - Guida agli episodi trasmessi dalla ZDF, su fernsehserien.de. URL consultato il 16 marzo 2022.
  2. ^ 22° Torino Film Festival – Fuori concorso, evento speciale – K2 +1, su torinofilmfest.org. URL consultato il 22 dicembre 2020.

Collegamenti esterni

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