Traccia fantasma
Una traccia fantasma o traccia nascosta (ghost track o hidden track in inglese, oppure anche traccia segreta, cioè secret track in inglese) è un contenuto di un album discografico la cui esistenza non viene indicata nella lista delle tracce sulla copertina o comunque all'interno delle informazioni riportate nella pubblicazione.
Caratteristiche
modificaLa presenza di una ghost track è paragonabile a una easter egg del gruppo o artista interprete dell'album, che ha deciso di inserire nel proprio disco delle registrazioni non incluse nella tracklist ufficiale. Le tracce fantasma possono essere versioni alternative di brani già noti, modificate nel mixaggio, nell'arrangiamento o nel testo, oppure registrazioni demo, prove, errori o contenuti vari, che si decide di "regalare" a sorpresa al pubblico. Rientrano nella categoria anche brani inediti che possono essere anteprime di pubblicazioni future; talvolta si tratta di interventi parlati, messaggi ai fan o semplici scherzi da parte dell'artista o degli addetti alla realizzazione del lavoro discografico.
Le motivazioni dietro la scelta di includere una ghost track possono essere molteplici: la più comune è che il materiale extra sia stato realizzato in una fase avanzata dei lavori, quando già la tracklist ufficiale era stata chiusa e diramata e dunque non era più possibile modificarla; oppure, al contrario, si tratta di materiale presente già nei progetti originali ma espunto perché non coerente col resto del lavoro. In altri casi, l'artista può non essere soddisfatto di un'incisione, ma è costretto a inserirla nel disco per ragioni contrattuali: a quel punto può decidere di eliminarla dalla tracklist per manifestare il suo dissenso e/o per evitarne l'ascolto da parte di fruitori occasionali.
Storia
modificaHer Majesty, traccia di soli 23 secondi che chiude l'album Abbey Road dei Beatles (1969), è considerata la prima ghost track della storia. In realtà già nel precedente album Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967) era presente una traccia aggiuntiva, udibile alcuni minuti dopo la fine di A Day in the Life[1]; tuttavia si tende a non considerarla una vera e propria traccia fantasma: non si tratta di una canzone, ma della registrazione di suoni casuali e frasi senza senso, incisi deliberatamente sul solco più interno del disco per riempirne "ogni centimetro di disco disponibile con suoni diversi dal normale", in modo da mandare in loop la riproduzione su giradischi sprovvisti di arresto automatico. Questo è anche il motivo per cui il brano risulta leggermente diverso se riprodotto su giradischi differenti[2]. La traccia inoltre fu incisa solo sui dischi destinati al Regno Unito, mentre fu esclusa dalle copie per il mercato internazionale[3]; fu poi inclusa nella compilation del 1978 Rarities, col titolo Sgt. Pepper's Inner Groove, diventando poi nota semplicemente come Inner Groove[4]. Il brano è in genere incluso nelle ristampe su CD di Sergent Pepper's senza essere riportato nella tracklist.
Her Majesty, invece, era stata scritta da Paul McCartney per essere inserita come sesto brano sul lato B di Abbey Road, tra Mean Mr. Mustard e Polythene Pam, ma una volta incisa non piacque all'autore. McCartney chiese perciò al tecnico John Kurlander di scartarla: poiché a quest'ultimo era stato imposto di non eliminare nulla, decise di inserire il brano al termine del Lato B, circa due minuti dopo gli ultimi accordi di The End. Di conseguenza il brano andò a occupare l'undicesimo posto della tracklist, ma non poteva essere riprodotto se non continuando a suonare il disco anche dopo il termine dei brani ufficiali. Quest'idea piacque anche al gruppo, che però non volle farlo comparire nell'elenco dei brani dell'album[5]. Nelle ristampe dell'album, tuttavia, Her Majesty è riportata nella tracklist ufficiale, ed è talvolta presente in una versione estesa che comprende parti della registrazione scartata.
L'inserimento delle tracce fantasma fu frequente all'epoca dei dischi in vinile; con l'avvento dei CD, che rendeva più facile rintracciarle, questa consuetudine andò in declino. Tuttavia capita ancora oggi di trovare tracce nascoste in CD o addirittura in archivi digitali.
Tecniche
modificaI metodi per inserire, e quindi scoprire, le tracce fantasma sono variati con l'evoluzione dei supporti musicali. Il metodo più utilizzato consiste nell'inserire le tracce fantasma in coda ad una delle tracce indicate (nella maggior parte dei casi l'ultima), solitamente precedute da un periodo di silenzio più o meno lungo; per scoprirle è quindi sufficiente lasciar proseguire la lettura del supporto.
All'epoca delle registrazioni su disco in vinile, le tracce fantasma avevano anche una funzione pratica, in quanto andavano a occupare una porzione di disco non incisa, evitando così che essa andasse sprecata; questo è il motivo per cui in genere esse si trovano sul lato B, il quale, contenendo la parte finale della registrazione, spesso rimaneva vuoto sul bordo interno. L'ascoltatore era portato a pensare che il disco fosse terminato e a interrompere manualmente la riproduzione; pertanto, su tali supporti, la scoperta di eventuali tracce fantasma poteva avvenire quasi esclusivamente in maniera accidentale, lasciando il disco in riproduzione. La stessa cosa avveniva sulle musicassette.
Una maniera più subdola di nascondere una traccia era quella di realizzare un disco multisolco (detto anche multifacciale o multigroove), ossia con più di un solco per lato: in questo caso la traccia è nascosta letteralmente sotto uno dei brani riportati nella tracklist, e per riprodurla l'ascoltatore deve manualmente posizionare la puntina del giradischi sul solco corretto. Questa tecnica pone tuttavia un limite: per evitare distorsioni, è infatti necessario che i due brani non siano troppo differenti; di conseguenza, in genere la traccia nascosta è una versione alternativa del brano sotto a cui è nascosta.
Alcune tracce fantasma venivano registrate al contrario, distorte o a velocità modificata. Questo rendeva più difficoltoso il rintraccio di tali brani, poiché per ascoltarle occorreva forzare la riproduzione del disco agendo manualmente su di esso e rischiando così di rovinarlo; solo con attrezzature all'epoca rare e costose era possibile riprodurre le tracce fantasma senza compromettere il supporto. Alcune tracce fantasma registrate in tal modo sono considerate esempi di messaggio subliminale o backmasking.
Con l'avvento del compact disc, la scoperta delle tracce nascoste diventò più semplice: poiché le tracce sono numerate e la loro durata è solitamente scritta nelle informazioni a corredo dell'album, è subito constatabile la differenza tra il numero di tracce effettive e quelle indicate (nei casi, poco frequenti, in cui il brano nascosto sia inciso in una traccia separata) o tra la durata reale di un brano, segnalata dall'apparecchio riproduttore, e quella indicata ufficialmente. Dal momento che nei CD, a differenza di quanto avviene nei vinili e nelle cassette, non è possibile osservare fisicamente il meccanismo di riproduzione del supporto e non vi è la necessità tecnica di lasciare spazio vuoto al termine dei brani, se la durata effettiva di un brano è superiore a quella indicata ufficialmente oppure se la lettura prosegue per un certo tempo senza avanzamento di traccia, interruzione o inversione dopo il termine di una canzone (solitamente l'ultima della lista ufficiale delle tracce) e senza che si senta nulla, si è molto probabilmente in presenza di una o più tracce fantasma.
Un'altra tecnica, esclusiva dei CD, consiste nell'inserire nell'album un gran numero di tracce aggiuntive, di cui solo una contiene il contenuto nascosto e tutte le altre sono totalmente mute. In questo caso per l'ascoltatore appare evidente che nel disco si trova una traccia fantasma, ma non è chiaro quale sia tra le tante presenti e per scoprirlo è necessario ascoltarle tutte.
Quando ancora i personal computer non venivano utilizzati abitualmente per l'ascolto di musica, alcuni artisti inserivano nei propri album incisi su CD dei materiali multimediali (videoclip, interviste o fotografie) senza dichiararli, che potevano essere scoperti solo inserendo il disco in un computer.
Note
modifica- ^ (EN) George Martin, All You Need Is Ears, St. Martin's Griffin, New York, 1994, pag. 212.
- ^ Paul McCartney ha inserito il vortice, notevolmente velocizzato, tra gli effetti sonori della versione live della sua Coming up, nell'album Tripping the Live Fantastic del 1990.
- ^ https://ultimateclassicrock.com/beatles-complete-sgt-pepper-runoff-groove/
- ^ (EN) Beatles, The - Rarities, su discogs.com, Discogs. URL consultato il 12 agosto 2014.
- ^ Her Majesty, su pepperland.it, Welcome to Pepperland. URL consultato il 31 ottobre 2012.