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Unione africana

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Unione africana
Bandiera dell'Unione africana
AbbreviazioneUA
TipoOrganizzazione internazionale sui generis
Fondazione9 luglio 2002
Scopo
Sedi istituzionali Etiopia (bandiera) Addis Abeba:
  • Commissione dell'Unione africana
  • Assemblea dell'unione africana

Sudafrica (bandiera) Midrand:

Area di azioneAfrica
PresidenteMauritania (bandiera) Mohamed Ould Ghazouani
Presidente del Parlamento Zimbabwe (bandiera) Fortune Z. Charumbira
Lingue ufficialiinglese, francese, spagnolo, portoghese, arabo, swahili
Membri55 (2023)
MottoUn'Africa unita e forte
Sito web
Paesi membri 2020
In verde scuro gli Stati membri, in verde chiaro gli Stati sospesi
Membri55
Statistiche complessive
Superficie30 221 532 km²
Popolazione1 314 000 000 ab.[1]
Densità105,5 ab./km²[2]
Fusi orarida UTC-1 a UTC+4
ValuteOltre 40

L'Unione africana (UA) è un'organizzazione internazionale e area di libero scambio comprendente tutti gli Stati africani, con sede ad Addis Abeba, in Etiopia, e a Midrand, in Sudafrica.

Si tratta di un'organizzazione regionale molto giovane, nata ufficialmente con il primo vertice dei capi di Stato e di governo del 9 luglio 2002 a Durban, in Sudafrica, durante il quale ne assunse la presidenza Thabo Mbeki, presidente sudafricano. Nel corso del vertice, al quale presenziava tra gli altri il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, furono sottoscritti i primi atti riguardanti gli organi dell'Unione, ovvero il protocollo relativo allo stabilimento del Consiglio di pace e sicurezza e lo statuto della commissione, e furono stabilite regole e procedure per l'Assemblea, il consiglio esecutivo e il comitato dei rappresentanti permanenti.

Le fasi del processo di sviluppo precedenti al vertice di Durban avvennero all'interno dell'Organizzazione dell'unità africana. Nella sessione straordinaria del 1999 a Sirte, in Libia, (luogo di nascita del Leader libico Muʿammar Gheddafi promotore dell'organizzazione, anche con cospicui capitali) l'Organizzazione decise la nascita della nuova Unione.

Il Sahara Occidentale è ammesso come Repubblica democratica araba Sahrawi, pur non essendo a tutti gli effetti indipendente trattandosi di un territorio conteso con il Marocco.

Nel 2000 fu adottato l'atto costitutivo, che entrò in vigore il 26 maggio 2001, un mese esatto dopo la sottoscrizione della Nigeria, il trentaseiesimo Stato ad averlo ratificato. Come previsto dall'atto per un anno vi fu coesistenza tra le due organizzazioni.

Il 15 agosto 2002 le è stato riconosciuto lo status di osservatore dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Descrizione introduttiva

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L'Unione africana ha molto in comune con l'organizzazione che l'ha preceduta; si pone tuttavia come il suo superamento, sia per quanto riguarda gli obiettivi sia per le capacità.

Quella che è percepita come la maggiore differenza è la capacità dell'Unione di intervenire in conflitti interni agli stati in situazioni quali genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità, secondo quanto stabilito dall'articolo 4H dell'Atto costitutivo. In questo articolo sono citati tutti i principi a cui si ispira l'Unione africana ed è degna di nota la presenza del riferimento al rispetto per i principi democratici, i diritti umani, le regole della legge e del governo, in quanto l'Organizzazione dell'unità africana taceva su questi temi. Per quanto riguarda gli obiettivi contenuti nell'articolo 3, vi sono accenni alla promozione di pace, sicurezza e stabilità nel continente, alla partecipazione popolare e al buon governo, ma anche allo sviluppo sostenibile e alle condizioni necessarie per permettere all'Africa di ottenere il ruolo che le spetta nell'economia globale e nelle negoziazioni internazionali.

Nell'articolo 23.1 è fatto riferimento alle sanzioni stabilite dall'Assemblea da comminarsi a quegli stati che non versino i contributi dovuti all'Unione. Nell'articolo 23.2 vi è invece il riferimento agli stati che manchino di uniformarsi alle decisioni e alle politiche stabilite dall'Unione. Le sanzioni, anche in questo caso stabilite dall'assemblea, possono essere di natura economica e politica. Infine nell'articolo 30 si parla di sospensione dall'Unione per un governo che ottenga il potere con mezzi incostituzionali, senza tuttavia approfondire l'argomento.

Lo stesso argomento in dettaglio: Stati dell'Africa.

L'Unione conta 55 membri, comprendendo tutti gli Stati internazionalmente riconosciuti del continente africano, e la Repubblica democratica araba dei Sahrawi (Stato a limitato riconoscimento internazionale e de facto territorio conteso con il Marocco). Non ne fanno parte i territori posseduti dagli Stati europei.

Il Marocco, che già si era ritirato dall'Organizzazione dell'unità africana il 12 novembre 1984 a seguito all'ammissione della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi nell'Organizzazione dell'Unità Africana, è stato riammesso il 30 gennaio 2017.

Il Niger è sospeso a causa del colpo di Stato nel 2023.[3]

Lingue ufficiali

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Lo stesso argomento in dettaglio: Lingue dell'Unione africana.

L'Unione Africana ha 6 lingue di lavoro ufficiali: inglese, francese, spagnolo, portoghese, arabo moderno standard e swahili. Quest'ultima, di ceppo bantu, è nativa africana e nell'Atto Costitutivo viene indicata come "Kiswahili", mentre l'arabo classico, poi evoluto tramite alcune semplificazioni, è stato esportato in Nordafrica durante le conquiste dell'Impero Islamico e il suo uso si è espanso ulteriormente con la diffusione della religione islamica. Tutte le altre lingue sono europee.

Organizzazione

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Assemblea dell'unione africana

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L'Assemblea dell'Unione africana è composta da capi di Stato e di governo ed è l'organo principale, essendo dotato di poteri decisionali. Si riunisce una volta all'anno in sessione ordinaria e ogni volta che lo richiedano i due terzi degli Stati membri. Il presidente rimane in carica un anno. La procedura di decisione è il consensus; se esso fallisce, è richiesta la maggioranza dei due terzi. La maggioranza semplice è richiesta invece per le decisioni procedurali. Il quorum necessario per i lavori è rappresentato dai due terzi, ovvero trentaquattro Stati. L'assemblea si riserva la possibilità di delegare ad uno degli altri organi qualsiasi suo potere.

Dal 17 febbraio 2024 il presidente dell'Unione africana è Mohamed Ould Ghazouani, presidente della Mauritania.[4]

Commissione dell'Unione africana

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La Commissione, con sede ad Addis Abeba, rappresenta il segretariato dell'Unione. Lo statuto che ne stabilisce funzioni, organizzazione ed obblighi è stato presentato al primo vertice dell'Unione africana nel 2002; dal 2017 il presidente della Commissione è il ciadiano Moussa Faki.

Consiglio esecutivo

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Il Consiglio esecutivo è composto dai ministri degli esteri o dai loro delegati. La procedura di decisione è uguale a quella dell'Assemblea. Il suo compito è monitorare l'esecuzione delle politiche adottate dall'organo decisionale, inoltre è responsabile di alcune materie come energia, risorse idriche, tecnologia. Secondo quanto stabilito dall'articolo 13.3 dell'atto costitutivo dell'Unione africana, il Consiglio può delegare qualsiasi suo potere ai comitati tecnici specializzati. Risponde all'Assemblea, ma è dotato di un certo grado di indipendenza, infatti l'articolo 12 prevede che adotti regole e procedure senza l'assistenza dell'Assemblea.

Comitato dei rappresentanti permanenti

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Il Comitato ha il compito di seguire le istruzioni del consiglio esecutivo e prepararne i lavori. Molto simile al COREPER dell'Unione europea è stato tuttavia integrato negli organi dell'Unione africana, a differenza del suo omologo europeo.

Comitati tecnici specializzati

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I Comitati Tecnici Specializzati sono formati da ministri africani, con il compito di consigliare l’Assemblea dell'Unione Africana riguardo temi che sono stati stabiliti all’Atto Costitutivo.

Consiglio economico, sociale e culturale

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(ECOSOCC) è composto da gruppi sociali e culturali presenti negli Stati membri, ma ha solo capacità di avviso.

Corte di giustizia

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Non è stata ancora istituita; nell'atto costitutivo viene fatto riferimento soltanto, all'articolo 26, ai suoi poteri nell'interpretazione del Trattato.

Il 28 gennaio 2013, la ventesima Conferenza dei Capi di Stato e di governo dell'Unione africana, su impulso della Tunisia, ha formalizzato la richiesta di istituzione di una Corte Costituzionale internazionale sotto l'egida dell'ONU (Doc. Assemblea/AU/12 (XX) Add.1).

Parlamento panafricano

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Lo stesso argomento in dettaglio: Parlamento panafricano.

È stato inaugurato il 18 marzo 2004 a Midrand, in Sudafrica, ed attualmente ha solo funzioni consultive e di avviso, con l'obiettivo tuttavia di evolvere in un'istituzione con poteri legislativi.

Consiglio di pace e di sicurezza

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Non previsto nell'atto costitutivo, ha iniziato la sua attività il 25 maggio 2004. Organo già esistente all'interno dell'Organizzazione dell'unità africana, è stato ricreato all'interno dell'Unione come strumento per la prevenzione, la gestione e la risoluzione dei conflitti. Il relativo protocollo, presentato al vertice di Durban del 2002, stabilisce all'articolo 2.2 che il Consiglio sia supportato dalla Commissione dell'unione africana, un consiglio di saggi, un sistema di allarme immediato continentale, una forza militare africana, Forza Africana Riservista, e da un fondo monetario speciale.

Le relazioni tra il Consiglio, le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali sono il contenuto dell'articolo 17 del protocollo, dove è specificato che vi sarà stretta collaborazione, in particolare con il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Consiglio guida le missioni di pacificazione dell'Unione africana, la Missione Africana in Sudan attiva dal giugno 2004, e la Missione Africana in Somalia, attiva dall'inizio del 2007.

Attualmente il Consiglio è composto da:

Istituzioni finanziarie

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Organismi collegati

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Nuova associazione per lo sviluppo dell'Africa

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Lo stesso argomento in dettaglio: New Partnership for Africa's Development.

La Nuova associazione per lo sviluppo dell'Africa (New Partnership for Africa's Development, NEPAD) è attualmente inserito nella struttura dell'Unione africana: ha la sua origine da un mandato dell'Organizzazione dell'Unità Africana a cinque capi di Stato (Algeria, Egitto, Nigeria, Senegal e Sudafrica) per la creazione di una struttura socioeconomica integrata di sviluppo per l'Africa nel 1999.

È stato adottato in forma di dichiarazione nel 2001, al vertice dell'Organizzazione dell'Unità Africana tenutosi a Lusaka. Il principale organo è il Comitato di Attuazione dei Capi di Stato e di Governo, che risponde direttamente all'Assemblea presentando un rapporto annuale durante il vertice dell'Unione; comprende quindici nazioni, tre per ogni regione africana, ed ha il compito di definire le politiche, le priorità e il programma di azione. Il Comitato Direttivo è composto dai rappresentanti dei Capi di Stato e di Governo, e sorveglia i programmi e i progetti di sviluppo. Il Segretariato ha funzione di coordinazione o direzione in caso di necessità.

Le priorità del NEPAD sono stabilire le condizioni per uno sviluppo sostenibile assicurando pace e sicurezza, cooperazione e integrazione regionale, riformare le politiche per accrescere gli investimenti in alcuni settori ritenuti strategici come agricolturltura, sanità, trasporti, energia, export, turismo e mercato intra-africano, ed infine mobilitare le risorse per attrarre maggiori investimenti esteri ed accrescere il flusso di capitali attraverso ulteriori riduzioni del debito e crescenti aiuti allo sviluppo.

Meccanismo Africano di Revisione Paritaria

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Collegato al NEPAD si trova il Meccanismo Africano di Revisione Paritaria (MARP), uno strumento al quale l'accesso è volontario, e il cui mandato è monitorare le azioni e le politiche degli Stati membri, assicurando che siano progredendo verso la realizzazione degli obiettivi e che siano conformi ai valori del NEPAD in quattro aree principali: democrazia e politica governativa, economia, struttura governativa e sviluppo socio-economico. L'APRM si ispira ad un principio di trasparenza e non è finalizzato alla punizione e all'esclusione di eventuali Stati non virtuosi. La pubblicazione del Memorandum d'Intesa è avvenuta nel 2003, e tre anni dopo avevano aderito ventisei Stati.

Programma di Sviluppo dell'Agricoltura Africana

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Altra organizzazione collegata è il Programma di Sviluppo dell'Agricoltura Africana, la cui realizzazione è stata studiata dal Comitato Direttivo in collaborazione con la FAO nel 2002.

La cooperazione con l'Unione europea

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Il 3 e 4 aprile 2000, al Cairo, in Egitto, si tenne il primo incontro tra l'Unione europea e l'Organizzazione dell'Unità Africana. Durante l'incontro vennero firmati due documenti riguardanti la strategia di sviluppo da attuare congiuntamente: La Dichiarazione del Cairo e Il Piano d'Azione del Cairo.

Nella Dichiarazione furono elencati gli obiettivi da raggiungere, come l'integrazione dell'Africa nell'economia mondiale, la cooperazione economica e l'integrazione regionale, ma anche il rispetto dei diritti umani, dei principi e delle istituzioni democratiche.

Il Piano d'Azione previde innanzitutto un meccanismo consistente di vertici a livello di capi di Stato e di Governo, basati su un principio di continuità, e di più frequenti incontri a livello ministeriale.

Dopo la prima Conferenza Ministeriale, tenutasi l'11 ottobre 2001 a Bruxelles ancora tra rappresentanti dell'Ue e dell'OUA, a partire dal 2002 gli incontri ministeriali sono avvenuti tra Ue e Ua:

Durante questi anni si sono rafforzati i rapporti tra altri organi delle Unioni:

Le Commissioni si sono incontrate ogni anno dal 2004 e dal 2006 hanno istituzionalizzato il Business Forum, inteso come uno strumento di dialogo per permettere l'incontro tra esponenti del settore privato di entrambi i continenti, con diverse finalità:

  • dare voce al settore privato in Africa
  • migliorare l'influenza africana nel mondo degli affari e negli investimenti per il clima
  • rendere l'Africa più attraente per il settore privato europeo.

Il primo è stato organizzato il 16 e 17 novembre 2006 a Bruxelles dalla Commissione europea, il secondo il 21 e 22 giugno ad Accra, dalla Commissione dell'Unione africana.

Per quanto riguarda i Vertici a livello di Capi di Stato e di Governo, il primo dopo quello del Cairo era previsto a Lisbona nell'aprile 2003 ma è stato annullato dall'Unione europea per protesta contro la presenza di Robert Mugabe, in quanto presidente di uno Stato colpito da sanzioni da parte dell'Unione. È stato necessario attendere quattro anni perché il Vertice potesse svolgersi, sempre a Lisbona, sempre alla presenza di Mugabe, il 10 e 11 dicembre 2007.

Il rapporto istituzionale ha dato vita a iniziative di sostegno e a progetti condivisi:

  • Il Peace Facility for Africa nel 2003,
  • La Strategia dell'Unione europea per l'Africa del 2005,
  • Il Partenariato Eurafricano sulle Infrastrutture del 2006

Cronologia degli incontri

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No. Città ospitante/Paese Data
Durban Sudafrica (bandiera) Sudafrica 9-11 luglio 2002
Maputo Mozambico (bandiera) Mozambico 10-11 luglio 2003
Sirte Libia (bandiera) Libia febbraio 2004 *
Addis Abeba   Etiopia (bandiera) Etiopia 6-8 luglio 2004
Abuja Nigeria (bandiera) Nigeria 24-31 gennaio 2005
Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia agosto 2005 *
Sirte Libia (bandiera) Libia 28 giugno - 5 luglio 2005
Khartoum Sudan (bandiera) Sudan 16-24 gennaio 2006
Banjul Gambia (bandiera) Gambia 25 giugno - 2 luglio 2006
Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 22-30 gennaio 2007
Accra Ghana (bandiera) Ghana 25 giugno - 6 luglio 2007
10º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 25 gennaio - 2 febbraio 2008
11º Sharm el-Sheikh Egitto (bandiera) Egitto 24 giugno - 1º luglio 2008
12º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 26 gennaio - 3 febbraio 2009
13º Sirte Libia (bandiera) Libia 24 giugno - 3 luglio 2009
14º Addis Abeba   Etiopia (bandiera) Etiopia 25 gennaio - 2 febbraio 2010
15º Kampala Uganda (bandiera) Uganda 19-27 luglio 2010
16º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 24-31 gennaio 2011
17º Malabo Guinea Equatoriale (bandiera) Guinea Equatoriale 23 giugno - 1º luglio 2011
18º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 23-30 gennaio 2012
19º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 9-16 luglio 2013
20º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 27-28 gennaio 2013
21º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 19-27 maggio 2013
Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia ottobre 2013 *
22º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 21-31 gennaio 2014
23º Malabo Guinea Equatoriale (bandiera) Guinea Equatoriale 20-27 giugno 2014
24º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 23-31 gennaio 2015
25º Johannesburg Sudafrica (bandiera) Sudafrica 7-15 giugno 2015
26º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 21-31 gennaio 2016
27º Kigali Ruanda (bandiera) Ruanda 10-18 luglio 2016
28º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 22-31 gennaio 2017
29º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 27 giugno - 4 luglio 2017
30º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 22-29 gennaio 2018
Kigali Ruanda (bandiera) Ruanda marzo 2018 *
31º Nouakchott Mauritania (bandiera) Mauritania 25 giugno - 2 luglio 2019
32º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 10-11 febbraio 2019
Niamey Niger (bandiera) Niger luglio 2019 *
33º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 9-10 febbraio 2020
34º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 6-7 febbraio 2021
35º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 5-6 febbraio 2022
36º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 18-19 febbraio 2023
37º Addis Abeba Etiopia (bandiera) Etiopia 17-18 febbraio 2024

* Incontro straordinario

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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