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Joseph Joubert

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Joseph Joubert

Joseph Antoine René Joubert (1754 – 1824), filosofo francese.

Diario

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  • La preghiera, anche se non muta il nostro destino, modifica tuttavia i sentimenti: vantaggio, questo, non minore dell'altro. (p. 47)
  • Occorre che ciò che si scrive si possa facilmente ricordare. Da questa finalità dei libri deriva una regola fondamentale che bisogna aver sempre presente quando si scrive. (p. 59)
  • Il cielo è per coloro che vi pensano. (p. 98)
  • Non è felice chi non vuol esserlo. (p. 114)
  • Libertà, libertà... Non s'invochi, ad ogni occasione, la libertà, bensì la giustizia: vi sarà allora sufficiente libertà. (p. 141)
  • Non scrivete mai nulla che non vi dia una grande gioia interiore. (p. 146)

Carnets

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  • Cercando le parole, si trovano i pensieri.[1]
[...] ce n'est qu'en cherchant les mots qu'on trouve la pensée.[2]
Citato in Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand
  • In Inghilterra, il Parlamento è re; e il re ministro, ma ministro ereditario, perpetuo, inviolabile. È un monarca mutilato, orbo, zoppo e monco, ma onorato.
En Angleterre, le Parlement est roi; et le roi ministre, mais ministre héréditaire, perpétuel, inviolable. C'est un monarque mutilé, borgne, boiteux et manchot, mais honoré. (da Carnets, Pomerand, p. 36)
  • L'intera vita è impiegata ad occuparsi degli altri. Ne passiamo una metà ad amarli, l'altra metà a dirne male.
La vie entière est employée à s'occuper des autres. Nous en passons une moitié à les aimer, l'autre moitié à en médire. (da Carnets, Pomerand, p. 49)
  • Lo stile oratorio ha spesso gli inconvenienti di quelle opere la cui musica impedisce di sentire le parole: qui le parole impediscono di vedere i pensieri.
Le style oratoire a souvent les inconvénients de ces opéras dont la musique empêche d'entendre les paroles: ici les paroles empêchent de voir les pensées. (da Carnets, Pomerand, p. 142)
  • Ci sono spiriti che vanno verso l'errore attraverso tutte le verità; ce n'è di più fortunati che vanno verso le grandi verità attraverso tutti gli errori.
Il y a des esprits qui vont à l'erreur par toutes les verités; il en est de plus heureux qui vont aux grandes verités par toutes les erreurs. (da Carnets, Pomerand, p. 151)
  • Lo spazio è la statura di Dio.
L'espace est la stature de Dieux. (da Carnets, Pomerand, p. 152)
  • L'eccezione appartiene all'arte così come la regola, l'una ne difende e l'altra ne estende il dominio.
L'exception est de l'art aussi bien que la règle, l'une en défend et l'autre en étend le domaine. (da Carnets, Pomerand, p. 158)
  • Quando la forma è tale che se ne è più occupati del contenuto, si crede che il pensiero sia venuto per la frase, il fatto per il racconto, il biasimo per l'epigramma, l'elogio per il madrigale, e il giudizio per la battuta.
Lorsque la forme est telle qu'on en est plus occupé que du fond, on croit que la pensée est venue pour la phrase, le fait pour le récit, le blâme pour l'épigramme, l'éloge pour le madrigal, et le jugement pour le bon mot. (da Carnets, Pomerand, p. 179)
  • La storia ha bisogno di lontananza come la prospettiva. I fatti e gli avvenimenti troppo attestati hanno, in qualche modo, cessato d'essere malleabili.
L'histoire a besoin de lointain comme la perspective. Les faits et les événements trop attestés ont, en quelque sorte, cessé d'être malléables. (da Carnets, Pomerand, p. 204)
  • L'illusione è una parte integrante della realtà, le attiene essenzialmente come l'effetto attiene alla causa.
L'illusion est une partie intégrante de la réalité, elle y tient essentialment comme l'effet tient à la cause. (da Carnets, Pomerand, p. 221)
  • La carta è paziente, ma il lettore non lo è.
Le papier est patient, mais le lecteur ne l'est pas. (da Carnets, Pomerand, p. 245)
  • La libertà è un tiranno che è governato dai suoi capricci.
La liberté est un tyran qui est gouverné par ses caprices. (da Carnets, Pomerand, p. 246)
  • La matematica rende lo spirito giusto in matematica, e le lettere lo rendono giusto in morale. La matematica insegna a fare ponti e la morale insegna a vivere.
Les mathématiques rendent l'esprit juste en mathématiques, et les lettres le rendent juste en morale. Les mathématiques apprennent à faire des ponts et la morale apprend à vivre. (da Carnets, Pomerand, p. 264)
  • Le parole sono come vetri che oscurano tutto ciò che non aiutano a vedere meglio.
Les mots sont comme des verres qui obscurcissent tout ce qu'ils n'aident pas à mieux voir. (da Carnets, Pomerand, p. 286)
  • Nel cristianesimo, e soprattutto nel cattolicesimo, i misteri sono verità puramente speculative, da cui nascono, con la riunione di un mistero all'altro, verità eminentemente pratiche.
Dans le christianisme, et surtout dans le catholicisme, les mystères sont des vérités purement spéculatives, d'où naissent, par la réunion d'un mystère à l'autre, des verités éminemment pratiques. (da Carnets, Pomerand, p. 289)
  • Niente è peggio al mondo di un'opera mediocre, che fa finta di essere eccellente.
Rien n'est pire au monde qu'un ouvrage médiocre, qui fait semblant d'être excellent. (da Carnets, Pomerand, p. 307)
  • Parlare a voce più bassa per farsi ascoltare meglio da un pubblico sordo.
Parler plus bas pour se faire mieu écouter d'un public sourd. (da Carnets, Pomerand, p. 313)
  • Niente fa tanto onore ad una donna quanto la sua pazienza e niente le fa così poco onore quanto la pazienza di suo marito.
Rien ne fait autant honneur à une femme que sa patiente et rien ne lui fait si peu honneur que la patiente de son mari. (da Carnets, Pomerand, p. 316)
  • Si pensa con precipitazione e ci si esprime con cura, con studio, con sforzo. È un difetto del secolo.
On pense avec précipitation et on s'exprime avec soin, avec étude, avec effort. C'est un défaut du siècle. (da Carnets, Pomerand, p. 322)
  • Non si può trovare poesia da nessuna parte quando non se ne porta in sé.
On ne peut trouver de poésie nulle part quand on n'en porte pas en soi. (da Carnets, Pomerand, p. 332)
  • I poeti hanno cento volte più buon senso dei filosofi. Cercando il bello, essi incontrano più verità di quante i filosofi non ne trovino cercando il vero.
Les poètes ont cent fois plus de bon sens que les philosophes. En cherchant le beau, ils rencontrent plus de vérité que les philosophes n'en trouvent en cherchant le vrai. (da Carnets, Pomerand, p. 332)
  • Il riflesso è per i colori quello che l'eco è per i suoni.
Le reflet est pour les couleurs ce que l'écho est pour les sons. (da Carnets, Pomerand, p. 356)
  • Le rivoluzioni sono tempi in cui il povero non è sicuro della sua probità, il ricco della sua fortuna e l'innocente della sua vita.
Les révolutions sont des temps où le pauvre n'est pas sûr de sa probité, le riche de sa fortune et l'innocent de sa vie. (da Carnets, Pomerand, p. 364)
  • Il sofisma è un fantasma, un'apparenza di buon ragionamento e di ragione.
Le sophisme est un fantôme, une apparence de bon raisonnement et de raison. (da Carnets, Pomerand, p. 389)

Pensieri

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  • C'è gente che ha solo una pezza di morale. È una stoffa con la quale non si fa mai abiti. (21 marzo 1796)
  • La funzione degli scrittori dovrebbe quasi limitarsi a rendere di moda le verità di tutti i tempi, il cui amore e la cui pratica sono essenzialmente necessari alla felicità del genere umano. (5 aprile 1796)
  • Scegliere come sposa solo la donna che si sceglierebbe come amico se fosse un uomo. (21 ottobre 1801)
  • O il principio della vita o quello della ragione. Dall'uno derivano i piaceri, ma la felicità deriva dall'altro. (10 dicembre 1801)
  • Di coloro cui il mondo non basta: i santi, i conquistatori, i poeti e tutti gli amanti dei libri. (26 ottobre 1807)
  • È meglio discutere una questione senza risolverla che risolvere una questione senza discuterla.
Il vaut mieux remuer une question, sans la décider, que la décider, sans la remuer. ("De la famille et de la maison, de la société, de la conversation, de la politesse et des manières")
Enseigner, c’est apprendre deux fois.[3]
  • L'aura d'innocenza che par sul viso dei convalescenti deriva dal riposo delle passioni, che ancor non riprendono il dominio.[4]
  • L'esprit consiste nell’aver molte idee inutili e il buon senso nell’esser provvisto di nozioni necessarie.[5]
  • Lo scopo di una discussione o di un dibattito non è la vittoria, ma il progresso.
Le but de la dispute ou de la discussion ne doit pas être la victoire, mais l’amélioration.[6]
  • Nell'uomo non c'è altro di buono che i suoi sentimenti giovanili e i suoi pensieri senili.[7]
  • Non tagliare mai quello che puoi sciogliere.
Ne coupez pas ce que vous pouvez dénouer. ("De la sagesse, de la vertu, de la morale, de la règle et du devoir")
  • Stento a lasciare Parigi perché mi devo separare dai miei amici; e stento a lasciare la campagna perché mi devo invece separare da me stesso.[7]
  • Una massima è l'espressione esatta e nobile di una verità importante e incontestabile. Le buone massime sono i germi di ogni bene; fortemente impresse nella memoria, nutrono la volontà.
Une maxime est l'expression exacte et noble d'une vérité importante et incontestable. Les bonnes maximes sont les germes de tout bien; fortement imprimées dans la mémoire, elles nourrissent la volonté.[8]
Da Pensieri per vivere
  • L'innocenza perfetta è la perfetta ignoranza: essa non è né prudente, né diffidente. Su di essa non si può fare alcun fondamento; è una bella qualità che si ama più della virtù ed è altrettanto riverita.
  • A forza di fiducia possiamo mettere qualcuno nell'impossibilità d'ingannarci.
  • Un uomo che non mostra alcun difetto è uno sciocco o un ipocrita del quale bisogna diffidare.
  • Senza l'intelligenza l'uomo non è che fisico, ossia è ridotto all'esistenza del momento, alle sensazioni; non conosce né il passato né l'avvenire, non conosce che il presente. Non ha né bisogni, né piaceri morali. I suoi limiti individuali, il suo io non sono né al di là del luogo ch'egli occupa, né al di là dell'istante che l'occupa.
  • Hanno torto coloro che vogliono tutto ricondurre all'eguaglianza naturale. Non esiste affatto un'eguaglianza naturale. La forza, l'industria, la ragione creano ogni momento delle differenze tra gli uomini: è il capolavoro della ragione umana.
  • Tu non farai mai bene il tuo mestiere di musicista, di pittore, di scultore, se prima non sai fare il tuo mestiere d'uomo.
  • La libertà pubblica non può stabilirsi che con il sacrificio di tutte le libertà particolari, senza alcuna eccezione. In tale ammirevole istituzione i forti cedono una parte della loro forza, i ricchi una parte delle loro ricchezze, i nobili una parte della loro nobiltà a tutti gli altri cittadini ch'essi vogliono rendere loro eguali; e i piccoli, i deboli, i poveri cedono a loro volta una parte delle loro speranze, e della nobiltà, e delle ricchezze, e della forza che il favore e l'incostanza della sorte sempre mutevole potrebbe dare sia ad essi sia ai loro discendenti.
  • Ogni uomo è libero e non può perdere la propria libertà. Non può perderla per sua volontà perché sarebbe una follia, né per volontà d'altri perché sarebbe un'oppressione. Chiunque toglie a un uomo la libertà per tutta la vita, merita la morte. La libertà consiste nel poter fare e dire tutto ciò che non è proibito dalla legge.
  • Nelle classi senza educazione le donne valgono più degli uomini, mentre nelle classi raffinate si trovano degli uomini superiori alle donne. Ciò perché gli uomini sono più suscettibili d'essere ricchi di virtù acquisite, e le donne di virtù naturali o native.
  • La democrazia e la schiavitù inseparabili. Perché? La democrazia, come era presso gli antichi, non è che il governo di un numero d'uomini abbastanza grande per essere chiamato popolo. Ma tale denominazione è errata. In un tale stato, il vero popolo, la maggioranza, si trova nella classe degli schiavi, e la schiavitù s'introduce inevitabilmente in un Paese così governato giacché coloro che occupano il loro tempo a fare le leggi non possono fare scarpe, vestiti, seminare, lavorare la terra, ecc.
  • Solo il despota è libero sovranamente. La libertà non può essere divisa con altri senza cederne un poco, senza perderne una porzione. Ma è preferibile una libertà diminuita, condivisa e generale a quella intera e concentrata. La sentenza d'Esiodo: «La metà è preferibile al tutto». Adde: la densità (o l'intensità) vale meno della diffusione.
  • Lo stile dei popoli somiglia ai loro vestiti. I periodi dei Latini erano ampi e lunghi come le loro toghe. Le frasi dei Greci avevano una giusta misura e somigliavano abbastanza alle nostre. I loro vestiti erano più stretti di quelli dei Latini. I nostri sono più tagliati e più corti di quelli dei Greci.
  • Un uomo dev'essere androgino e riunire le due nature; la donna invece dev'essere semplice, cioè avere in sé una sola natura.
  • Gli spiriti delicati sono tutti spiriti naturalmente sublimi che però non hanno potuto spiccare il volo perché tutti i loro slanci sono stati impediti da organi troppo deboli o da una salute troppo precaria o da abitudini troppo indolenti.
  • Nulla va perduto nel mondo morale, come nulla può essere distrutto nel mondo fisico. Tutti i nostri sentimenti e tutti i nostri pensieri non sono quaggiù che gli inizi di sentimenti e di pensieri che saranno completati altrove.
  • La nostra saggezza è la sola misura per giudicare la saggezza divina.
  • Senza la pietà la vecchiaia offende gli occhi, le infermità urtano tutti i sensi, l'imbecillità fa inorridire lo spirito ecc. Con la pietà, invece, si vede nella vecchiaia soltanto l'età austera, nelle infermità la sofferenza, nell'imbecillità la malattia, e non si prova che rispetto, compassione e desiderio di recar sollievo. Qualsiasi disgusto scompare davanti a tali spettacoli, cosicché si può dire che le persone pietose provano qualche attrattiva per i sofferenti.
  • Del rispetto. Senza il rispetto il merito non può far nascere l'illusione che è la ragione del suo fascino. Essere capaci di rispetto è oggi quasi altrettanto raro quanto l'esserne degni. Abbiamo per coloro che rispettiamo una specie di affetto; e la felicità che ne deriva sarebbe perduta per noi se la nostra stima fosse esclusivamente proporzionata al loro merito, anche se lo supponessimo infinitamente grande. Abbiamo inoltre per coloro che ci rispettano una bontà e una squisitezza che mancherebbero al nostro cuore se esistessero soltanto degli individui rigorosamente giusti nei nostri riguardi.
    Fra i rispettosi e i rispettati si stabilisce un'illusione reciproca e una realtà altrettanto reciproca di accrescimento, di soddisfazione e di merito. Quando si è rispettati si vale di più; quando si rispetta si vive meglio.
  • L'illusione è nel mondo ciò che la metafora è nel discorso. Noi vediamo, sentiamo, crediamo soltanto per mezzo di qualche apparenza che mostra una realtà. «Gesù parlava con parabole», così agisce Dio. Non dicevamo forse che tale era pure il grande poeta?
  • Quando l'immagine maschera l'oggetto, quando si fa dell'ombra un corpo, quando la parola corrompe lo spirito affascinandolo, quando l'espressione piace talmente da togliere il desiderio di procedere oltre fi no a penetrare il senso profondo delle cose, quando la figura assorbe tutta la nostra attenzione, allora ci si arresta a mezza via. Si prende il cammino per la meta. Una cattiva guida ci conduce.
  • In che modo per opera della memoria si è uno, mentre senza di essa non c'è più io, o almeno un io ininterrotto, né passato né futuro, niente se non un presente numerico e matematico il quale non è suscettibile né di addizione né di divisione.
  • Noi possiamo toccare la verità, ma non impugnarla, stringerla, contenerla. Possiamo altresì indicarla, ma non propriamente definirla, circoscriverla esattamente.
  • I fanciulli hanno più bisogno di esempi che di rimproveri. I fanciulli si ricordano di noi, mentre noi, invece, ci ricordiamo meglio dei vecchi. Desideriamo quindi piacere ai primi perché si ricorderanno di noi, e agli altri perché ci ricorderemo di loro.
  • Il dolore e il piacere esistono soltanto nella nostra anima, e tuttavia sono realtà più importanti e più esistenti del ferro, del piombo, del marmo e di tutti gli altri corpi insieme.
  • Un giorno forse avremo lumi migliori, ma avremo perciò migliori occhi? Ecco a che cosa si riduce tutta la questione della perfettibilità attribuita alla specie umana. Noi possiamo intanto constatare che i telescopi non hanno allungato la nostra vista e che la stessa bussola non ha aumentato il nostro sapere, ma ci ha fornito invece un mezzo per farne a meno.
  • «Figlio mio, dicono le madri ai loro bambini, se mi amassi non faresti questo e quello». Ciononostante il bambino sa di amare sua madre, e la madre sa d'essere amata dal proprio figlio. L'una, così parlando, è accorta e non mente. E l'altro, lasciandosi convincere da tali parole, si comporta con tenera e giusta condiscendenza, e non con cieca e sciocca stupidità.
    Noi siamo i bambini della religione. E parlandoci così essa ci tratta da madre. Ascoltandola, obbediamo alle leggi della nostra natura, stiamo al nostro posto, ci comportiamo come dobbiamo.
  • Perfezione dei corpi. Ma anche la loro imperfezione (malattia, languore, deterioramento, distruzione) è un mezzo di Dio, un mezzo necessario al miglioramento degli spiriti. E Pascal che diceva: «Lo stato naturale ecc.» pensava dunque che la malattia è uno stato in cui ci si perfeziona. Se altrove afferma ch'essa è nociva allo spirito, subito aggiunge che pure la salute gli è nociva.
  • L'arte di travestire i difetti in bellezze e gli errori in verità rovina lo spirito e il gusto dei popoli. Li corrompe l'esagerazione nella grandezza, nella forza, nello splendore. La semplicità affettata non ha che il lieve inconveniente d'introdurre nella letteratura, per un po' di tempo, una cattiva moda, mentre il fasto delle parole e l'orgoglio dei pensieri, il lusso e la pompa dell'eloquenza, se diventano filosofi ci, corrompono perfino i costumi dei popoli.
  • Coloro che sono allegri mi sembrano dei fanciulli; coloro che sono troppo seri e soprattutto coloro che lo sono con orgoglio mi sembrano dei nani. Oppure: i vanitosi mi sembrano dei fanciulli, gli orgogliosi dei nani. Fanciulli e nani. La loro differenza: un nano ha la statura d'un fanciullo e il portamento d'un uomo.
  • Lo spirito degli uomini è perpetuamente travagliato da una malattia chiamata amore dell'indipendenza; e lo spirito dei popoli da una malattia abbastanza simile, la mania della libertà.
  • I vecchi hanno la memoria delle cose antiche e non la memoria delle cose recenti. «Il ricordo di lontano», dice il popolo. I vecchi hanno nella memoria il medesimo difetto che hanno nella vista; e si può dire di essi che hanno la memoria lunga.
  • Del piacere che gli uomini provano a sentirsi istruire. Basterebbe alla loro felicità. Esserne causa dovrebbe bastare pure alla nostra ambizione. Ma noi vogliamo abbagliare. Non ci basta essere amati, essere utili. Una dolce luce impercettibilmente insinuata negli spiriti vi arreca una gioia che si accresce con la riflessione. Brilliamo, dunque, come la luna, rinunciamo a troppo splendore.
  • Quest'anima dapprima albergata in un corpo di fanciullo, poi in un corpo di giovane, poi ancora in un corpo d'uomo maturo, infine in un corpo di vecchio, è tuttavia sempre la stessa, e in certuni sempre simile a se stessa. L'anima umana ha quattro case nel corso della vita umana.
  • Noi tutti siamo dei porta-fiaccole e portiamo in noi una candela accesa. Il guadagno del giuoco consiste nel non lasciarla spegnere quando cadiamo e nel tenerla diritta nelle nostre più pesanti cadute.
    La ragione dei fanciulli: vegliare per mantenerla diritta. E che nulla la faccia vacillare, che nulla agiti quella fiamma. Alcuni uomini l'hanno tremolante ecc.
  • Rispettare la morte. La morte altrui e la propria. È una cosa seria, che bisogna fare con ponderazione, e alla quale si deve pensare quando la si fa.
  • Il modo più sicuro per far morire un albero è quello di scalzarlo e di metterne allo scoperto le radici. Lo stesso vale per le istituzioni. Non dobbiamo dissotterrare troppo l'origine delle istituzioni che vogliamo conservare. Qualsiasi inizio è piccolo.
  • La morte, funzione naturale e l'ultima.
  • Una costituzione è un edificio da innalzare. Pensate alla volta. Fate che sia tanto solida da impedire che niente intorno ad essa si abbassi, e che mai essa stessa possa discendere o alzarsi.
  • Della verità storica. Importa dirla, ma non importa possederla. È la verità morale che importa esclusivamente nelle cose morali. Dunque, la verità morale nelle cose morali, la verità fisica nelle cose fisiche come le arti o i mestieri, la verità storica nelle materie di erudizione.
  • Una bella vecchiaia è, per quelli che la vedono, una bella promessa, giacché ognuno può sperarla per sé o per i suoi. È la prospettiva di un'età alla quale ci si lusinga di arrivare. Si ama vedere che quell'età ha una sua particolare bellezza.
  • Nelle cose temperate, misurate, moderate, e in tutto ciò che è inferiore, si dipende, proprio malgrado, dai tempi in cui si vive, e si parla come i contemporanei. Ma nel bello e nel sublime non si dipende da nessuno, e in qualunque secolo si viva si può essere perfetti; soltanto si parla con più fatica in certi tempi che in altri.
  • Conoscere se stessi è un dovere. Ma non ci è comandato di conoscere gli altri. Osservare i loro difetti (al di là del primo colpo d'occhio) è utile agli affari, ma inutile alle nostre virtù. Anzi è nocivo.
  • Più ci penso, più vedo che lo spirito è qualcosa fuori dell'anima, come le mani sono fuori del corpo, gli occhi al di là della testa, i rami al di là del tronco. Lo spirito aiuta a potere, ma non a essere di più.
  • Solo il viso ci fa essere noi. Il corpo nudo di una donna mostra più il suo sesso che la sua persona. Non si pensa più al viso della donna di cui vediamo il corpo nudo. I vestiti mettono dunque in valore il viso.
  • L'individuo si trova propriamente nel viso; nel resto vi è soltanto la specie.
  • Nelle epoche in cui non ci sono regole, perfino gli onesti valgono di meno: la vita è un ponte senza parapetto da cui i violenti precipitano nel vizio quando vogliono e gli ebbri senza volerlo. Nelle epoche buone si diventa migliori di quello che si è, e nelle cattive peggiori.
  • Non è mai l'opinione degli altri che ci dispiace, bensì la volontà ch'essi talvolta hanno d'imporcela quando noi non lo vogliamo.
  • Colloqui in cui né l'anima né il corpo hanno qualche parte. Chiamo così le conversazioni in cui nessuno parla dal profondo del cuore, né dal profondo del proprio umore; in cui non c'è né abbandono né allegria, né effusione né divertimento; in cui non si trova né movimento né riposo, né distrazione né sollievo, né raccoglimento né dissipazione. Infine in esse non si è dato né ricevuto nulla: la quale cosa non è un vero commercio. La costrizione senza scopo e senza necessità: il più malsano dei sentimenti, il più insopportabile inconveniente di tutte le sottomissioni; la costrizione stabilita fra amici [...].
  • Questo secolo. Vero Leviatan fra i secoli, che ha voluto divorarli tutti, ebbe proporzioni colossali in tutte le sue ambizioni. Riempito d'un orgoglio gigantesco e perciò nemico degli dei.
  • Quando i fanciulli giocano i loro giuochi, fanno tutti i passi e tutti i movimenti necessari per persuadersi e per meglio immaginare che le loro funzioni sono delle realtà. Non trascurano nulla per esserne convinti.
  • Chiunque, in qualsiasi cosa, corrompe l'idea che gli uomini devono farsi della perfezione, corrompe il bene alle sue prime origini. Ed è forse più pericoloso esagerare tale idea, falsarla, che mutilarla e tagliarla lasciandola vera e monca.
  • La felicità consiste nel sentire buona la propria anima. Non vi è felicità propriamente detta fuorché questa. Ed essa può esistere nel dolore; e perfino nel rimorso. Così si spiega che ci siano dei dolori preferibili a qualsiasi gioia per coloro che li hanno conosciuti.
  • Il fanciullo che non avrà provato grandi timori, non avrà grandi virtù. Le grandi possibilità dell'anima non saranno state agitate. Il freddo tempera il ferro e il timore tempera le anime. Sono proprio i grandi timori della vergogna, che rendono l'educazione pubblica preferibile a quella familiare, perché soltanto la moltitudine dei testimoni rende terribile il biasimo e perché la censura pubblica è, fra le censure, la sola che gela di spavento le anime ben formate.
  • Non c'è niente da fare: avremo soltanto l'intelligenza dataci dal cielo. Tutto il resto non è che ingannevole apparenza, una menzogna che nasconde la nostra nullità. Ma con il cuore e con le azioni noi possiamo diventare ogni giorno migliori.
  • Una parte della bontà consiste forse nello stimare e nell'amare gli uomini più di quello che meritano. Ma allora una parte della prudenza sta nel credere che gli uomini non valgono sempre quanto sono stimati. Supposto che ciò sia vero, bisogna parlare agli uomini con bontà, ma servirsene con prudenza.
  • Ogni possesso personale è reciproco. Se tu sei il mio figlioccio, io sono il tuo padrino. Se tu sei il mio mercante, io sono il tuo cliente. In conclusione, se tu sei mio, io sono tuo; noi ci apparteniamo reciprocamente; e perciò dobbiamo darci l'un l'altro appoggio, aiuto, affetto, conservazione e osservazione, ossia attenzioni e cure.
  • Dell'amicizia che si nutre per un vegliardo. Lo si ama come una cosa passeggera. È un frutto maturo che ci si aspetta di veder cadere. Altrettanto avviene per un malaticcio. Gli si riferirebbero volentieri le parole d'Epitteto: «Ho visto rompere ciò che era fragile».
  • Platone ha torto: ci sono delle cose che si possono comunicare e che non s'insegnano. Certe cose sono possedute in maniera evidente senza poterle comunicare. A rigore forse si sa soltanto ciò che può essere insegnato; ma si può essere dotati di un'arte che non può essere comunicata. Niente di ciò che dipende dal colpo d'occhio, dall'istinto, dal genio ecc. può essere insegnato. L'arte di conoscere gli uomini e fors'anche l'alta politica sono tra queste cose.
  • Omero ha descritto la vita umana. Ogni villaggio ha il suo Nestore, il suo Agamennone, il suo Ulisse. Ogni parrocchia ha il suo Achille, il suo Diomede, il suo Aiace. Ogni secolo ha il suo Priamo, la sua Andromaca e il suo Ettore.
  • Il vero borghese è per carattere possessore pacifico e pigro di ciò che ha; sempre contento di sé, facilmente contento degli altri.
  • Potere esecutivo ecc. Queste non sono che cifre. Sono stati introdotti nella politica (e nella stessa morale) i procedimenti e quasi il linguaggio dell'algebra. Ci si serve di termini astratti in luogo di lettere. Si combinano queste parole oscure; si crede d'intendersi e d'illuminarsi perché si sono smosse delle ombre. Ma in realtà, tutte queste nozioni oscure, introdotte da questi termini nuovi, non sono per lo spirito che ombre senza corpo, senza realtà, senza bellezza.
  • Voler fare a meno di tutti gli uomini e non essere obbligato ad alcuno, sicuro indizio di un'anima senza sensibilità.
  • Chi sprezza sempre le convenienze rivela un'anima abietta o corrotta; chi ne è schiavo in ogni circostanza rivela un'anima meschina [...].
    Il dovere e le convenienze non vanno sempre d'accordo.
  • Spesso le nostre belle qualità sono amate e lodate soltanto perché i nostri difetti temperano il loro splendore.
  • Il solo mezzo per avere amici è di gettare tutto dalla finestra, di non chiudere nulla e di non sapere mai dove si andrà a letto. Mi direte che ci sono poche persone tanto pazze da prendere questa risoluzione. Che non si lamentino dunque se non hanno amici: non ne vogliono.
  • Nell'oriente, dove sono più numerosi, gli uomini sono trattati come si trattano dappertutto i prodotti vili e abbondanti: vengono consumati senza necessità.
  • È impossibile maneggiare gli affari senza sporcarsi di cupidigia.
  • Vi è uniformità nei costumi quando i proverbi sono citati con la medesima riverenza dalle persone prudenti di tutte le classi sociali.
  • Sì, noi abbiamo tre occhi e tre orecchie (come scrive un autore cinese). Perché ai due occhi e alle due orecchie del corpo, per fare un conto esatto, bisogna aggiungere l'orecchio dell'anima, l'occhio invisibile dello spirito.
    L'immaginazione è un occhio in cui le immagini durano sempre.
  • Fatto importante. L'educazione può correggere i costumi soltanto attraverso le maniere e le inclinazioni attraverso le azioni. Giacché, d'altronde, essa non muta affatto la natura.
  • Nulla può correggere uno spirito mal fatto. Triste e dolorosa verità che s'impara troppo tardi e dopo inutili pene.
  • Quando abbiamo troppo temuto ciò che accade, finiamo col provare un certo sollievo quando ciò è accaduto.
  • Una delle proprietà del potere, di qualunque grado sia, è quella di ubriacare coloro che lo esercitano.
  • «Immaginate lo stomaco (diceva un medico di Montpellier) come un animaletto capriccioso». Infatti noi siamo composti di animaletti interiori attaccati al nostro scheletro come l'ostrica o la spugna ai loro scogli. Lo stomaco digerisce i nostri alimenti dai quali siamo nutriti, il cervello la materia dei nostri pensieri.
  • Bisogna amare il proprio posto, ossia la bassezza o la superiorità della propria condizione. Dunque, se sei re, ama il tuo scettro, e se sei servitore, la tua livrea.
Citato in Maurice Toesca, Un homme heureux
  • Bisogna avere un'anima poetica e uno spirito geometrico.
Il faut avoir une âme poétique et un esprit geometrique. (p. 96)
  • Un pensiero è una cosa altrettanto reale di una palla di cannone.
Une pensée est une chose aussi réelle qu'un boulet de canon. (p. 96)
Chaque ésprit a sa lie. (p. 96)
  • Ci si sloga lo spirito come il corpo.
On se luxe l'esprit comme le corps. (p. 96)
Le veuvage les rajeunit. (p. 97)
  • Quando si parla, si scrive nell'aria ciò che si dice.
Quand on parle, on écrit dans l'air ce qu'on dit. (p. 97)
  • La musica ha sette lettere; la scrittura ha venticinque note.
La musique a sept lettres; l'écriture a vint-cinq notes. (p. 97)
  • In poesia, in eloquenza, in musica, in pittura, in scultura, anche nel ragionamento, niente è bello quanto quel che esce dall'anima o dalle viscere. Le viscere, dopo l'anima, sono ciò che c'è in noi di più intimo.
En poésie, en éloquence, en musique, en peinture, en sculpture, en raisonnement même, rien n'est beau que ce qui sort de l'âme ou des entrailles. Les entrailles, après l'âme, c'est ce qu'il y a en nous de plus intime. (p. 97)
  • Quando si scrive con facilità, si crede sempre di avere più talento di quanto se ne abbia. Per scrivere bene, ci vuole una facilità naturale e una difficoltà acquisita.
Quand on écrit avec facilité, on croit toujours avoir plus de talent qu'on en a. Pour bien écrire, il faut une facilité naturelle et une difficulté acquise. (p. 97)
  • Decidere con il numero o con la forza, idem.
Décider per le nombre ou par la force, idem. (p. 97)
  • I bambini vogliono sempre guardare dietro gli specchi.
Les enfants veulent toujours regarder derrière les miroirs. (p. 97)

Note

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  1. Citato in Guerrino Oliva, Saggezza antica e moderna, Ponte nuovo, Bologna, 1981, p. 91.
  2. Da Les carnets de Joseph Joubert, 2 voll., a cura di André Beaunier, Gallimard, Parigi, 1938, vol. I, p. 196.
  3. (FR) Da Pensées (~1780-1824), éd. Librairie Vve Le Normant, 1850, t. 1, p. 461.
  4. Citato in Domenico Ciampoli (a cura di), Dizionari di citazioni italiane e tradotte: citazioni francesi, § 1313, Carabba, Lanciano, 1912, p. 123.
  5. Citato in Luigi Pirandello, L'umorismo, Carabba, Lanciano, 1908, p. 31.
  6. (FR) Da Pensées (~1780-1824), éd. Librairie Vve Le Normant, 1850, t. 1, p. 241.
  7. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  8. (FR) Da Pensées de J. Joubert, 2 voll., Didier et Cie, Parigi, 1864-1866, vol. II, titolo IX, § XLIII, p. 122.

Bibliografia

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  • Joseph Joubert, Diario, a cura di Mario Escobar, Einaudi, Torino, 1943.
  • (FR) Gabriel Pomerand, Le petit philosophe de poche, Textes réunis par Gabriel Pomerand, Le livre de poche, 1962.
  • Joseph Joubert, Pensieri, in Aa. Vv., Moralisti francesi. Classici e contemporanei, a cura di Adriano Marchetti, Andrea Bedeschi, Davide Monda, Rizzoli, 2012.
  • Joseph Joubert, Pensieri per vivere, a cura di Gavino Manca, nota di Gianfranco Dioguardi, Guerini e associati, 2008. ISBN 9788883359842
  • (FR) Maurice Toesca, Un homme heureux, Albin Michel, Paris, 1984. ISBN 2226020594

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