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Bardiglio

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Bardiglio
Caratteristiche generali
Composizionecalcite, dolomite
Aspettocolore bluastro o ceruleo, con venature
Stato di aggregazione (in c.s.)solido
Cristallinitàcristallino
Proprietà meccaniche
Durezza Mohs3 - 4

Il bardiglio, nelle sue varietà di colore, appartiene alla famiglia dei marmi di cui fanno anche parte i marmi bianchi, i cipollini, le brecce ed altri ancora. Sono materiali di media durezza e facile lavorabilità. Molto spesso, sono impiegati in rivestimenti murari, pavimenti, davanzali.

Tipologie di bardiglio

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Vi sono tre tipi principali di bardiglio, quello "comune", quello "cupo" e quello "fiorito".

Il bardiglio comune

Il bardiglio comune, abbondante presso Seravezza e Stazzema, nelle Alpi Apuane, possiede una struttura saccaroide o ceroide e molta attitudine alla lucidatura. Il colore è bluastro o ceruleo chiaro, con sfumature e passaggi al bardiglio fiorito, che spetta pure al gruppo dei marmi venati. Il colore più o meno scuro è dovuto alla presenza di pirite microcristallina.[1] Il bigio di Verona e quello delle Asturie sono molto analoghi al bardiglio per la loro tinta e per la loro struttura.

Il bardiglio cupo

Il bardiglio cupo si distingue per una tinta più scura e per una minore presenza di sfumature bianche nelle venature.

Il bardiglio fiorito

Nella varietà detta bardiglio fiorito si mantengono i caratteri generali del bardiglio comune. Ma nel campo bluastro o ceruleo chiaro di questo si aggiungono copiosissime venature di colore quasi nero. Queste venature dipendendo da sottili straterelli serpeggianti nella massa del marmo, riescono più o meno estese a seconda della direzione secondo la quale si praticano le sezioni. Si trova insieme al Bardiglio comune nei dintorni di Stazzema e di Serravezza.

Altri bardigli locali

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Cava dismessa di bardiglio ad Aymavilles.

Tra questi marmi a silicati ricordiamo il "bardiglio di Villeneuve", detto anche "marmo di Aymavilles": varie cave di epoche romana e successive sono individuabili nel territorio dei due comuni. Tra i manufatti più antichi si citano le stele eneolitiche dell'area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans. Il bardiglio di Aymavilles è stato inoltre impiegato per realizzare vari monumenti dell'Aosta romana: lo si trova ad esempio nel colonnato del chiostro della cattedrale e nelle Porte pretoriane.[2] È ampiamente presente inoltre nel castello di Aymavilles e altre architetture locali.[3] Il bardiglio di Aymavilles presenta una tonalità grigio-bluastra che ricorda il "bardiglio di Luni", a Carrara.[3]

Viene impropriamente definita "bardiglio" ("bardiglio di Bergamo") anche la volpinite estratta a Costa Volpino, il cui aspetto è simile a quello del marmo bardiglio, anche se si tratta di un solfato di calcio anidro, che appartiene quindi alla famiglia dei gessi.

Impatto ambientale

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Lo stesso argomento in dettaglio: No Cav.

A causa dell'elevato impatto ambientale e paesaggistico dell'asportazione di questo minerale dal bacino delle Alpi Apuane, da anni il movimento No Cav conduce un'aspra battaglia ambientalista per la chiusura delle cave dal quale viene estratto.

  1. ^ Rocce ornamentali italiane, catalogo del museo di arte e giacimenti minerari: sezione rocce ornamentali e rocce mineralizzate (PDF), su Università degli Studi di Roma "La Sapienza". URL consultato il 24 aprile 2024 (archiviato il 19 aprile 2022).
  2. ^ Francesco Prinetti, Andar per sassi. Le rocce alpine fra natura e cultura. Valle d'Aosta, Canavese, Valsesia, Quart (AO), Musumeci, 2010, pp. 44-45, ISBN 978-88-7032-857-8.
  3. ^ a b Francesca Filippi, Il bardiglio di Aymavilles in Valle d'Aosta, in Bollettino Soprintendenza per i beni e le attività culturali, n. 8, 2011-2012.

Altri progetti

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