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Dialetto cagliaritano

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Il cagliaritano (casteddaiu) è un dialetto della lingua sarda campidanese parlato a Cagliari e sulla fascia costiera del golfo da Quartu Sant'Elena, Sinnai, nel Campidano dai ceti più elevati e colti e in parte a Iglesias[senza fonte]. Tale varietà dialettale è spesso adottata come modello di riferimento ed è base del Campidanese letterario.

Caratteristiche fonetiche

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Tra le caratteristiche del cagliaritano, possiamo trovare dei cambiamenti di desinenza, per esempio la -d- viene pronunciata come una -r- laddove si trovi in posizione intervocalica, invece la fascia costiera (escluse le città di Cagliari e Teulada) presenta per ipercorrezione il raddoppio di -l- e -n-, ecco alcuni esempi:

Lingua italiana Lingua sarda Dialetto cagliaritano
giocatore giogadori giogarori
molto meda mera
sole soli soli
cielo celu celu
grande mannu mannu
tu tui tui / (si pronuncia "rui" in pos. intervoc.)

Espressioni tipiche

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  • Fill'e preri: "Figlio di un prete"
  • Facc'e tontu: "Faccia da fesso"
  • Est malu su dolori de brenti, peus su dolori de dentis: "È brutto avere il mal di pancia, ma peggio è il mal di denti"; ossia fra due mali difficile scegliere il peggiore… o il minore
  • Gi ses afrori: "Già sei afrore" (dall'it. afrore, "Odore acre che emana dal mosto in fermentazione o anche da altri corpi o sostanze"[1]. Significa infatti “Non sei proprio ben messo, che poveraccio").
  • Leggiu comenti … sa morti, su famini, is tassas, sa guerra: "Brutto come … la morte, la fame, le tasse, la guerra" (Si può usare qualsiasi metro di paragone)
  • Pani e casu, binu a rasu: "Pane e formaggio, bicchiere colmo di vino" (detto tipico dei beoni, che mangiano pane e formaggio e bevono abbondantemente)
  • Pani pappau, pani scaresciu: "Pane mangiato, pane dimenticato" (ad indicare una memoria molto corta)
  • Pappa e citti: "Mangia e taci" (Accontentarsi di ciò che si ha, non sputare nel piatto dove si mangia)
  • Paris pappendi bruvura: "Sembra che stia mangiando polvere da sparo" (Mangiare di malavoglia)
  • Ghettai a pari: "Mettere insieme" (nel senso di mischiare, confondere, creare confusione)
  • Si pisciai de s'arrisu: "Farsi la pipì addosso dalle risate"
  • Prattu torrau: "Piatto restituito" (Rendere l'offesa)
  • Sbagliat puru su preri faendi sa missa: "Sbaglia anche il prete quando fa la messa" (errare è umano)
  • Priogu resuscitau: "Pidocchio resuscitato" (Si dice di poveraccio arricchito che si dà un sacco di arie)
  • Candu proit faa cun lardu: "Quando piove fave con lardo" (ossia, mai)
  • Segai pruppa e ossu: "Tagliare polpa e ossa" (in senso figurato si dice di una persona che parla male tanto da lasciare ferite profondissime; malalingua)
  • Saluri e trigu: "Salute e grano" (sarebbe il saluto di buon augurio del contadino)
  1. ^ afróre in Vocabolario - Treccani, su treccani.it. URL consultato il 28 giugno 2021.

Voci correlate

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