Vai al contenuto

Fast Company (rivista)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Fast Company
Logo
Logo
StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
Linguainglese
Genererivista
Fondazione1995
SedeNew York
EditoreMansueto Ventures
ISSN1085-9241 (WC · ACNP) e 1943-2623 (WC · ACNP)
Sito webwww.fastcompany.com
 

Fast Company è una rivista economica statunitense pubblicata su stampa e online riguardante in particolare tecnologia, business e design. Pubblica otto numeri all'anno nella versione cartacea.

Fast Company è stata lanciata nel novembre 1995 [1][2] da Alan Webber e Bill Taylor, due ex redattori della Harvard Business Review, e l'editor Mortimer Zuckerman.[3][4]

I primi concorrenti della pubblicazione includevano Red Herring, Business 2.0 e The Industry Standard.[5]

Nel 1997, Fast Company ha creato un social network online chiamato "Company of Friends", che ha fatto nascere gruppi di utenti che hanno iniziato a incontrarsi di persona.[6] A un certo punto Company of Friends contava oltre 40.000 membri in 120 città, sebbene nel 2003 tale numero fosse sceso a 8.000.[7]

Nel 2000, Zuckerman vendette Fast Company a Gruner + Jahr, la maggioranza posseduta dal colosso dei media Bertelsmann, per 550 milioni di dollari [8]. Proprio quando la vendita è stata completata, è scoppiata la bolla delle dot-com, causando perdite significative e un calo della circolazione. Webber e Taylor hanno lasciato la rivista due anni dopo, nel 2002, e John A. Byrne, precedentemente autore senior ed ex direttore della gestione di BusinessWeek, è stato inserito come nuovo editor. Sotto Byrne, la rivista ha vinto il suo primo Gerald Loeb Award, il premio più prestigioso nel giornalismo commerciale.[9] Ma la rivista non ha potuto invertire il suo declino finanziario causato dal crollo delle dot-com. Sebbene la rivista non riguardasse specificamente il commercio via Internet, la raccolta pubblicitaria diminuì[7].

Nel 2005, Gruner + Jahr mise in vendita sia Fast Company che Inc. magazine. Byrne contattò l'imprenditore Joe Mansueto e lo aiutò a guidarlo nella vendita. Ne conseguì una guerra di offerte, che contrappose The Economist alla società Mansueto Ventures. Mansueto, l'unico offerente che aveva promesso di mantenere in vita Fast Company, alla fine ha vinse, acquisendo entrambi i titoli delle riviste per 35 milioni di dollari.[10]

Sotto l'ex caporedattore Robert Safian,[11] Fast Company è stata nominata dalla American Society of Magazine Editors come Rivista dell'anno nel 2014.[12]

Stephanie Mehta è stata nominata caporedattore nel febbraio 2018,[13] avendo precedentemente lavorato a Vanity Fair, Bloomberg, Fortune e The Wall Street Journal. Fast Company è di proprietà di Mansueto Ventures e ha sede a New York.

  1. ^ Tom Vanderbilt, The capitalist cell, in The New York Times, 5 marzo 2000.
  2. ^ Alex French, The Very First Issues of 19 Famous Magazines, in Mental Floss. URL consultato il 10 agosto 2015.
  3. ^ A Brief History of Our Time, in Fast Company, 1º marzo 2006. URL consultato il 27 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2012).
  4. ^ "About Us". Fast Company. Retrieved February 27, 2012.
  5. ^ Jeff Bercovici, Business 2.0 is put up for sale, in Media Life Magazine, February 2001. URL consultato il 25 novembre 2014 (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2015).
  6. ^ Alex Kuczynski, Cultivating A Cult Audience; Fast Company Magazine Takes 'Community of Readers' Idea To New Extremes, in The New York Times, 14 dicembre 1998. URL consultato il 5 giugno 2009.
  7. ^ a b David Carr, Fast Company's New Life in the Slow Lane, in The New York Times, 11 agosto 2003. URL consultato il 25 novembre 2014.
  8. ^ David Cay Johnston, Bertelsmann to Exit U.S. Magazine Market, in The New York Times, May 2005. URL consultato il 7 luglio 2017.
  9. ^ Jon Friedman, Fast Company finally gets some 'help', su MarketWatch.
  10. ^ Seelye, Katherine Q. (June 21, 2005). "Gruner + Jahr sells 2 U.S. magazines". The New York Times.
  11. ^ Rebecca Fox, Breaking: Bob Safian Named Editor/Managing Director of Fast Company, in Adweek, January 2007. URL consultato il 7 luglio 2017.
  12. ^ National Magazine Awards 2014 Winners Announced, in American Society of Magazine Editors, New York, 1º maggio 2014. URL consultato il 4 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2015).
  13. ^ Greg Dool, Breaking: Fast Company Names Stephanie Mehta Editor-in-Chief, in Folio, February 2018. URL consultato l'11 aprile 2018.

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]