Spurio Postumio Albino (console 110 a.C.)
Spurio Postumio Albino | |
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Console della Repubblica romana | |
Nome originale | Spurius Postumius Albinus |
Gens | Postumia |
Pretura | 113 a.C.ca |
Consolato | 110 a.C. |
Spurio Postumio Albino (in latino Spurius Postumius Albinus; fl. II secolo a.C.) è stato un politico e militare romano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Discendente da una famiglia che diede ben 32 consoli, ricoprì il consolato nel 110 a.C. con Marco Minucio Rufo.
Plutarco[1] cita l'ipotesi secondo la quale Tiberio Gracco, coetaneo di Postumio e suo rivale nell'eloquenza giudiziaria, avrebbe intrapreso la propria carriera politica anche a causa di questa rivalità.
Fu inviato su decreto del Senato a combattere Giugurta re di Numidia, nell'odierna Africa Settentrionale. Nonostante i poderosi preparativi fatti, lasciò ristagnare la situazione fino a che il fratello Aulo Postumio Albino non tentò di intrappolare Giugurta a Suthul. Quando questo tentativo si concluse con la cattura di Aulo Albino e della sua armata, Spurio Albino fu condannato, in seguito al procedimento (quaestio) della lex Mamilia de coniuratione Iugurthina del tribuno della plebe Gaio Mamilio Limetano.[2]
Tornato a Roma, venne screditato dai suoi avversari e dovette difendersi da un processo per corruzione. Assolto, il suo nome tuttavia divenne il simbolo del pressappochismo e della faciloneria di taluni generali romani.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Plutarco, Vite di Agide e Cleomene, Tiberio e Caio Gracco 8, 7-8.
- ^ (EN) T. Robert S. Broughton, The magistrates of the Roman Republic, collana Philological Monographs, I, 1ª ed., New York, American Philological Association, 1951 [1º maj 1951], p. 543.