Torre Annunziata=Indipendente la piazza del centro, dominata dal gruppo De Simone. Sono i "Quagliaquaglia", per il pragmatismo di capi e affiliati. I Tamarisco, alias "Nardiello", sono invece vicini ai reggenti del clan di Ferdinando Cesarano, il boss del mercato dei fiori con un feudo a Ponte Persica, ai confini di Torre Annunziata. Droga ma anche usura.
I sei delitti rivelano lo scontro dei Gionta con i Gallo ("I Cavaliere") clan egemone nella Murattiana, da via Murat fino a Villa Oplonti. È Parco Penniniello la centrale di spaccio del clan. Ai Cavaliere attribuiscono estorsioni con riciclaggio in attività commerciali.
Raffaele Bidognetti, 32enne figlio del boss Francesco Bidognetti detto "cicciotto e mezzanotte", e quindi, cognato di Anna Carrino, ex compagna del Bidognetti e ora collaboratrice di giustizia
Arrestato Alvino Frizziero, 22 anni, boss emergente dell'omonimo clan della Torretta.[1]
Il nuovo assetto istituzionale del regime fascista non consenti' alla camorra di svilupparsi ulteriormente. E' nel secondo dopoguerra che la camorra comincera' ad assumere i tratti di quella che e' attualmente, anche se rimarra' per alcuni anni solo la 'camorra dei campi', quella che controllava il racket dei mercati generali di Napoli con a capo "Pascalone e' Nola". Negli anni '70, dal carcere di Poggio Reale, Raffaele Cutolo (detto 'o Professore) comincia a realizzare il progetto di una nuova camorra, organizzata gerarchicamente in senso mafioso per lo sfruttamento del business della droga. Nasce la Nuova Camorra Organizzata (Nco) e con essa la Nuova Famiglia, un gruppo di vecchie famiglie camorristiche che comincia a temere lo strapotere dei cutuliani. La guerra che ne scaturi' fu spietata e sanguinaria: molte centinaia i morti, tra cui tantissimi innocenti. La composizione attuale della camorra e' orizzontale, un insieme di famiglie che controllano piccoli territori ognuno con specifici interessi. A Nord di Napoli, tra i quartieri Secondigliano, Scampia e Chiaiano e' forte l'influenza del cartello camorristico 'Alleanza di Secondigliano', composto dalle famiglie Licciardi, Contini, Prestieri, Lo Russo e Mallardo con i Di Lauro garanti esterni.
Nel centro citta', nel quartiere di Forcella, resta salda l'alleanza tra i clan Misso, Sarno e Mazzarella: queste famiglie controllano un territorio molto grande, che arriva fino alla periferia est di Napoli, Ponticelli. Nei 'quartieri spagnoli', dopo le faide tra i Mariano e i Di Biasi, la situazione sembra essere tornata a un clima di relativa tranquillita' dopo una serie di arresti e omicidi tra clan. Nei rioni Bagnoli, Traiano e Pianura (a ovest di Napoli, ndr) quattro clan si contendono la supremazia. La Nuova Camorra Felgrea di Fuorigrotta, Bagnoli e Soccavo ha subito un duro colpo dopo il blitz delle forze dell'ordine nel dicembre 2005, quando vi furono decine di arresti su indicazioni del pentito Bruono Rossi. Nella regione Campania, l'unica provincia che eguaglia Napoli per influenza della camorra e' Caserta, in mano al gruppo dei 'casalesi' di Casal di Principe. Il clan e' gestito dalle famiglie Schiavone e Bidognetti, dopo aver ereditato il potere dai Bardellino.(AGI) - Roma, 25 set. -
Luciano Mazzarella, figlio di Ciro, meglio conosciuto come "’o scellone”, ras del Pallonetto di Santa Lucia.dove un tempo comandavao i Giuliano e dove ora comanda Vincenzo Mazzarella, zio di Luciano.
san giovanni:clan Mazzarella. Salvatore Reale infatti, bersaglio dell’ultima sparatoria, avrebbe riavvicinato il suo gruppo ai Rinaldi, storici avversari dei malavitosi con base a San Giovanni a Teduccio. l ras dei Reale, dell’omonimo clan originario del rione Pazzigno; poi erano passati dalla cella agli arresti domiciliari due fratelli finiti in manette a settembre 2007 e sospettati di legami con i Mazzarella (nonché congiunti di un altro ferito il 4 luglio a colpi di pistola nel corso di una presunta rapina su cui ancora non c’è completa chiarezza). Cominciamo da Salvatore Reale, tornato a casa in pianta stabile dopo dieci anni di detenzione. È uno stretto congiunto dei boss dell’omonimo gruppo di Pazzigno: Patrizio detto “Patriziotto” e Carmine, soprannominato “o’ cinese”. Il clan, imparentato con i Rinaldi, secondo gli investigatori di carabinieri e polizia negli ultimi mesi si sarebbe riavvicinato alla cosca del rione Villa, quest’ultima storicamente contrapposta ai Mazzarella di San Giovanni a Teduccio con omicidi eccellenti da un lato e dall’altro fin dal lontanissimo 1980.fratelli del capoclan Patrizio, Salvatore, Mario e Carmine, quest’ultimo meglio conosciuto con l’appellativo di “ò cinese” ed elemento altrettanto carismatico del congiunto “Patriziotto”.
barra:il sodalizio formato dalle famiglie Alberto-Guarino e dal vecchio nucleo dei Mazzarella
il capoclan Raffaele Cuccaro di Barra, Andrea e Fabio Andolfi (fratelli tra loro cugini del ras Andrea Andolfi “’o minorenne”, estraneo all’inchiesta ma in passato accusato di gravi reati) e Giuseppe Petrone, tutti affiliati al clan Cuccaro di Barra che avrebbero agito su mandato di esponenti del clan Sarno di Ponticelli “Cuccarielli” fratello del boss Michele e dell’altro fratello ras Angelo sono stati per anni in guerra con i Formicola di San Giovanni a Teduccio. Salvatore Cuccaro, potente numero uno della cosca familiare di Barra
secondigliano:scissionisti del gruppo Amato-Pagano Patrizio Bosti. Raffaele Amato e gli esponenti più importanti della famiglia Aprea di Barra
cercola:fedelissimo e amico personale di Raffaele Cutolo, padrino della Nco. Ma ieri il boss Umberto De Luca Bossa, 59enne, pluripregiudicato, padre del ras Antonio ”’o sicco” ex cutoliano di Ponticelli si è trasferito a Cercola dopo che i Sarno hanno letteralmente cacciato dal Lotto O di via Bartolo Longo tutti gli affiliati al clan de Luca Bossa. Antonio De Luca Bossa ”’o sicco” (nella foto) continuava a dare ordini ai suoi fedelissimi, tra cui c’era Raffaele Romano ”Lellè”,insieme al complice defunto, Giuseppe Mignano detto “Peppe scé scé”
casalesi:due personaggi di primissimo piano del clan dei Casalesi: Antonio Iovine (nella foto a sinistra) e Michele Zagaria (nella foto a destra). Il primo, nato a San Cipriano d’Aversa 43 anni fa, nipote del boss Mario Iovine, ucciso a Cascais nel 1991, è ricercato da 12 anni per mafia, racket ed omicidio: è considerato dagli inquirenti il cervello dell’ala militare dei Casalesi, dopo la decennale detenzione di Francesco Bidognetti e Francesco Schiavone.Il network criminale di Casal di Principe spazia dal narcotraffico internazionale, alla gestione del ciclo dei rifiuti, all’industria alimentare (sia nella produzione che nella distribuzione di prodotti lattiero-caseari), al racket, all’edilizia (movimento terra, cementifici e grandi appalti) fino ai videopoker e alle scommesse clandestine: un giro d’affari enorme, che spesso non riesce a trovare adeguati sistemi di riciclaggio.
villa literno:Cesare Tavoletta, trentacinque anni, figlio di Gaetano Tavoletta, da non confondere con l’omonimo cugino, ex baby boss, figlio del capostipite del clan Pasquale Tavoletta, detto Zorro, divenuto alcuni anni fa collaboratore di giustizia. L’esponente del clan dei Liternesi era in compagnia della moglie e dei figli.Tavoletta fa parte della fazione dei Casalesi detta dei “Liternesi”, i Tavoletta-Cantiello, per anni in guerra con quella capeggiata dal boss Francesco Bidognetti e dai figli Aniello e Raffaele per il predominio del litorale domizio del business delle estorsioni.
Antonio Bifone, residente a Portico di Caserta, in atto sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, capo dell’omonimo clan camorristico operante in Portico di Caserta e legato al clan Belforte di Marcianise.
Mario Incarnato, successore di Riccio a Ponticelli, ammise di aver partecipato all'omicidio del vice direttore del carcere di Poggioreale Dr. Giuseppe Salvia. La Nco gli uccise il fratello.
^Il 7 dicembre 2006, Giovanni Giuliano, 31 anni, figlio di Luigi Giuliano, ex boss di Forcella e da anni collaboratore di giustizia, è stato ucciso in un agguato nel centro storico di Napoli