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Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni

Coordinate: 40°12′N 15°12′E
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Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Paestum, Tempio di Era (o di Nettuno)
Tipo di areaParco nazionale
Codice WDPA63637
Codice EUAPEUAP0003
Class. internaz.IUCN category II - AMP - SIC - ZPS
StatiItalia (bandiera) Italia
Regioni  Campania
Province  Salerno
Comunivedi testo
Superficie a terra181 048 ha
Provvedimenti istitutiviL. 394 6/12/1991 - D.M. 4/12/1992 - D.M. 05/08/1993 - D.P.R. 05/06/1995 - D.M. 22/12/1998 (G.U. 127 2/6/1999) - L. 137 18/07/2011 (G.U. 186 11/8/2011)
GestoreEnte Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
PresidenteGiuseppe Coccorullo
Mappa di localizzazione
Map
Sito istituzionale
 Bene protetto dall'UNESCO
Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula
 Patrimonio dell'umanità
 Riserva della biosfera
TipoCulturali
Criterio(iii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1998 (come patrimonio)
1997 (come riserva)
Scheda UNESCO(EN) Cilento and Vallo di Diano National Park with the Archeological sites of Paestum and Velia, and the Certosa di Padula
(FR) Patrimonio
(EN) Riserva

Il parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è un parco nazionale istituito nel 1991[1], mentre nel 1995 è istituito l'ente per la sua gestione[2]. L'area naturale protetta di circa 36 000 ettari, interamente compresa nella provincia di Salerno, è stata successivamente estesa fino a portare la sua superficie a 181 048 ettari, corrispondendo oggi alla parte meridionale della provincia, compresa tra la piana del Sele a nord, la Basilicata a est e a sud e il mar Tirreno ad ovest. Comprende, in tutto o in parte, i territori di 8 comunità montane e 80 comuni. Dal 1998 è patrimonio dell'umanità dell'UNESCO (con i siti archeologici di Paestum e Velia e la Certosa di Padula), dal 1997 è Riserva della biosfera e dal 2010 è il primo parco nazionale italiano a diventare geoparco.[3][4] La sede del parco è a Vallo della Lucania.

Il parco è stato creato nel 1991 con la legge quadro del 6 dicembre n. 394 (Legge Quadro sulle aree protette, GU n.292 del 13/12/1991). Successivamente sono stati approvati provvedimenti per la perimetrazione e zonizzazione con Ordinanza del Ministero dell'Ambiente 4 dicembre 1992 (GU n.300 del 22/12/1992) e del 22 aprile 1993 (GU n.103 del 05/05/1993), oltre che con Decreto del Ministro dell'Ambiente 5 agosto 1993 (GU 199 del 25/08/1993). Primo presidente del parco fu il naturalista Vincenzo La Valva.

Della necessità di tutelare il Cilento dalle speculazioni edilizie e da un distruttivo turismo di massa si parlava già dal 1973 (convegno internazionale sui parchi costieri mediterranei, Castellabate). Un primo risultato si ebbe con l'istituzione da parte del Ministero dell'Ambiente di due riserve naturali, rispettivamente sul monte Cervati e sul fiume Calore[5], per un totale di 36.000 ettari.

Con decreto del Ministro per l'Ambiente del 22 dicembre 1998 (GU n.127 del 2/6/1999) ne è stato approvato lo Statuto unitamente alla attuale perimetrazione e zonizzazione che investono una superficie di 181.048 ettari.[6]

A febbraio 2011 diventa anche il primo parco nazionale ad avere una biblioteca digitalizzata, con la messa in rete e su supporto multimediale dei ventimila volumi della biblioteca del parco "Giambattista Vico" di Vatolla.[7].

Il profilo orografico è ovunque marcato, spesso aspro. Poche e povere in estensione sono le zone pianeggianti, per lo più in corrispondenza dei fiumi principali, l'Alento sulla costa e il Tanagro nel Vallo di Diano. Altri fiumi del parco hanno carattere torrentizio e corso nervoso, come il Mingardo, il Bussento e lo stesso Calore, affluente nel Sele a nord del parco, che ne ospita solo il tormentato corso superiore (Gole del Calore). Le cime più importanti sono: Cervati (1898 m), Alburni (1742 m), Gelbison, detto Sacro Monte (1705 m), Motola (1743 m), Monte Centaurino (1433 m), Cocuzzo (1411 m), Bulgheria (1224 m), Monte Stella (Cilento) (1131 m). La costa è bassa e sabbiosa dal Sele ad Agropoli, e poi sul litorale tra Casal Velino ed Ascea; altrove, è alta e rocciosa, spesso crivellata di meravigliose grotte e insenature.

La geologia del parco è marcata dalla compresenza di due tipi di roccia predominanti: il "Flysch del Cilento", ricco di colori e stratificazioni, che si ritrova in corrispondenza del bacino idrografico dell'Alento e sulla costa nord, e il calcare, ricco di cavità carsiche, proprio dei complessi montuosi interni (Alburno-Cervati) e della parte meridionale del territorio interessato dal parco.

La Primula di Palinuro, raro endemismo costiero, eletto simbolo del parco

Nel parco sono state censite circa 1.800 specie vegetali, di cui una di interesse comunitario, la primula di palinuro, e 25 habitat. Essendo al centro del Mediterraneo, tra areali diversi per climi e temperature, anche la presenza di certe specie altrove comuni è in questo caso degna di menzione. Nel parco convivono infatti: betulle, abete bianco e bosso.

Di particolare interesse è la vegetazione delle rupi costiere. Essa comprende tra l'altro il raro giglio marino; a diretto contatto con il mare vive l'endemica statice salernitana, mentre sulle rupi vivono la primula di Palinuro, il garofano delle rupi, la Centaurea, l'Iberide florida, la campanula napoletana. Nel 2011 è stata anche scoperta la presenza lungo le scogliere di Palinuro di esemplari di Bassia saxicola, una pianta cespugliosa estremamente rara e di cui si era precedentemente riscontrata la presenza solo in enclavi sulle isole di Ischia e Stromboli.[8]

Nella fascia costiera tra Palinuro e Montecorice, con un ristrettissimo areale a distribuzione puntiforme, in corrispondenza di conglomerati e affioramenti rocciosi[9] e di macereti xerotermici calcarei e ultra-basici[10] sono state individuate alcune stazioni di un endemismo esclusivo del Cilento, la ginestra del Cilento Vals., 1993)

La gariga ad ampelodesma è il popolamento più diffuso nella fascia costiera, fino a 700 metri di quota. Presenti ginestra, ginepro fenicio, cisto di Montpellier, ginestra del Cilento (Genista cilentina[11]), con l'onnipresente lentisco arbustivo e sparzio villoso. Sempre nella macchia, presenza di corbezzolo arbustivo, erica, mirto, terebinto, cisto di Montpellier. Dove è sopravvissuta all'antropizzazione, anche foreste di quercia spinosa, carrubo e olivo selvatico, e qua e là, raramente, palme nane. Infine, si segnala il sito di interesse comunitario della pineta di Sant'Iconio, relitto di boschi certamente più estesi di pino d'Aleppo (oggi di nuovo in espansione perché spesso usato nei rimboschimenti).

Nelle aree interne predominano i boschi di latifoglie decidue, leccete, cerri, roverelle, aceri, il Platanus orientalis originario di Velia, carpini neri, ornielli e castagni. Al di sopra dei 1.000 m in genere preceduto da una fascia di ontano napoletano, domina incontrastato il faggio, con il raro crespino dell'Etna, e le sassifraghe.

In ambiente rupestre, «in condizioni ecologiche veramente 'estreme'»[12], si segnala un rarissimo endemismo a distribuzione puntiforme, la finocchiella di Lucania (Portenschlagiella ramosissima), specie casmofita segnalata in alcune isolate stazioni, come località Limbida[12], sulle pareti calcaree occidentali del Monte Bulgheria, non lontano da Palinuro e sulle pareti calcaree presso la gola del torrente Sammaro, tra Sacco e Roscigno[12].

Inoltre, nell'area protetta del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano sono presenti 254 specie di orchidee selvatiche delle 319 segnalate in tutta Europa e nel bacino del Mediterraneo.

Il vasto territorio del parco offre alle specie animali una grande pluralità di ambienti. Non deve dunque stupire la ricchezza e varietà degli esemplari presenti: le sole indagini sulle specie di interesse comunitario ne hanno individuate 63. Alcune di queste sono considerate di interesse prioritario: sono Osmoderma eremita e Rosalia alpina, invertebrati, e, tra i Vertebrati,il Lupo. Più in generale, si hanno al 2003 circa 600 segnalazioni di specie.

Tra i mammiferi le specie più interessanti sono il molosso di Cestoni, l'istrice, la faina, lo scoiattolo, e la lontra, poi la lepre appenninica, l'arvicola di savi, un piccolo roditore preda della volpe e della martora come l'arvicola rossastra, o il topo selvatico e il topo dal collo giallo, o ancora come il topo quercino. Queste sono anche le prede del gatto selvatico, la cui presenza rappresenta un'altra emergenza naturalistica di grande interesse. Non raro è il ghiro. Numerosissimi i cinghiali, presenti anche i cervi (reintrodotti nel 2004) e i caprioli introdotti nel 2003,da allora la popolazione è cresciuta e non si ha un esatto numero dei caprioli presenti nel parco al momento. Altra presenza interessante nel parco è sicuramente quella del lupo grigio appenninico, presente nei boschi e nelle foreste collinari (anche ad alta quota) non troppo vicine a centri abitati densamente popolati da umani.

Oltre al molosso di Cestoni, sono presenti numerose specie di pipistrelli, tra le quali miniottero, vespertilio maggiore, vespertilio di Capaccini e vespertilio di Blyth. Inoltre, nel cuore del Cilento sono presenti anche i lupi grigi appenninici, altra presenza interessante. Tra l'avifauna sono diffusi i rapaci come l'aquila reale, il biancone, il falco pellegrino, il lanario, il corvo imperiale, il gufo reale e Strix aluco. Di grande interesse è la presenza dell'astore. Sempre tra i rapaci, falco pecchiaiolo, Nibbio bruno, Nibbio reale. Tra gli uccelli in generale, comuni sono il picchio nero, il picchio muratore e la tottavilla, il succiacapre, il calandro e l'averla piccola, la ghiandaia marina, la balia dal collare, e nei pressi dei corsi d'acqua il martin pescatore, il merlo acquaiolo e il corriere piccolo. Infine, occorre segnalare un nucleo svernante del raro gabbiano corso.

Tra i rettili sono presenti il cervone, il biacco, la vipera e la natrice. Nelle acque fredde vivono anche anfibi come la rara salamandrina dagli occhiali, endemismo italiano, e la più comune salamandra, poi il tritone italiano, l'ululone dal ventre giallo, la rana appenninica, la rana agile, e il rospo. Numerosi sono stati i casi di avvistamento di Caretta caretta lungo le coste sabbiose di Marina di Camerota (nel 2020 è avvenuto l'ultimo caso di nidificazione e deposizione in tali coste). La fauna marina è molto varia e complessa: sono stati segnalati, oltre alle varie specie di pesci, anche alcuni cetacei come il Tursiope, il Capodoglio comune e la Stenella Striata. Segnalati gran parte dei Ciprinidi di interesse comunitario, come il barbo, non autoctono, l'Alburnus albidus e il vairone, poi l'odonato e alla foce del Mingardo il nono.

Infine, tra gli invertebrati Rosalia alpina, Oxygastra curtisii, Cucujus cinnaberinus, Osmoderma eremita.

Siti archeologici

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Luoghi d'interesse

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La Fontana, il simbolo di Roscigno Vecchia
Sorgente del torrente Sammaro

Il parco è facilmente raggiungibile dai maggiori comuni finitimi, Capaccio-Paestum o Sapri per il Cilento, Sala Consilina e Monte San Giacomo per il Vallo di Diano. Data la sua vastità, tuttavia, è preferibile accedervi da punti diversi, in funzione della meta prescelta. Inoltre, c'è carenza di strutture ricettive e di collegamenti infrastrutturali a lungo raggio, dunque non vi sono veri e propri punti di accesso al Parco.

Agropoli, Aquara, Ascea, Auletta, Bellosguardo, Buonabitacolo, Camerota, Campora, Cannalonga, Capaccio, Casalbuono, Casal Velino, Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, Castel San Lorenzo, Castelcivita, Castellabate, Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Centola, Ceraso, Cicerale, Controne, Corleto Monforte, Cuccaro Vetere, Felitto, Futani, Gioi, Giungano, Laureana Cilento, Laurino, Laurito, Lustra, Magliano Vetere, Moio della Civitella, Montano Antilia, Montecorice, Monteforte Cilento, Sala Consilina, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Morigerati, Novi Velia, Omignano, Orria, Ottati, Padula, Perdifumo, Perito, Petina, Piaggine, Pisciotta, Polla, Pollica, Postiglione, Roccadaspide, Roccagloriosa, Rofrano, Roscigno, Rutino, Sacco, Salento, San Giovanni a Piro, San Mauro Cilento, San Mauro La Bruca, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Santa Marina, Sant'Angelo a Fasanella, Sant'Arsenio, Sanza, Sapri, Sassano, Serramezzana, Sessa Cilento, Sicignano degli Alburni, Stella Cilento, Stio, Teggiano, Torre Orsaia, Tortorella, Trentinara, Vallo della Lucania, Valle dell'Angelo.

  1. ^ Legge 6 dicembre 1991, n. 394 Archiviato il 29 giugno 2012 in Internet Archive.. Legge quadro sulle aree protette.
  2. ^ La legge 18 luglio 2011, n. 137, su normattiva.it. sostituisce la vecchia denominazione di parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con decorrenza dal giorno 26-8-2011.
  3. ^ Parco del cilento I geoparco d'Italia
  4. ^ Cilento and Vallo di Diano Geopark, su Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. URL consultato il 5 giugno 2020.
  5. ^ Parco nazionale del Cilento, su digilander.libero.it, Verde Cammina. URL consultato il 26 ottobre 2011.
  6. ^ Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, su minambiente.it, www.minambiente.it. URL consultato il 26 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2011).
  7. ^ Biblioteca digitalizzata
  8. ^ Scoperta a Palinuro Kochia saxicola
  9. ^ Giovanna Abbate, Francesco Corbetta, Anna Rita Frattaroli, Gianfranco Pirone, Il Parco del Cilento. Ambiente, flora e vegetazione, in Natura e Montagna, n. 1/2, a. XLIII.
  10. ^ Macchia a Genista Archiviato l'11 gennaio 2014 in Internet Archive., dal sito del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni
  11. ^ Specie descritta da Franca Valsecchi nel 1993
  12. ^ a b c Giovanna Abbate, Francesco Corbetta, Anna Rita Frattaroli, Gianfranco Pirone, Il Parco del Cilento. Ambiente, flora e vegetazione, in Natura e Montagna, n. 1/2, a. XLIII.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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