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Pediamenopet

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Ushabti di Pediamenopet. Monaco, Staatliches Museum Ägyptischer Kunst

Pediamenopet, scritto anche Padiamenipet, Padiamenemipet, Padiamenope e nella forma ellenizzata Petamenofi (fl. VIII-VII secolo a.C.), è stato un sacerdote egizio vissuto durante la XXV e la XXVI dinastia (VIII/VII secolo a.C.).

È il titolare dell'importante tomba TT33, situata a El-Assasif, non lontano da Deir el-Bahari e Dra Abu el-Naga (tali località fanno parte della grande necropoli tebana).

Pediamenopet fu scriba reale e capo dei sacerdoti lettori (kher-heb) che avevano il compito di declamare le formule sacre durante il culto[1], e il loro capo gestiva gli archivi dei testi rituali all'interno dei templi[2]. Fu al servizio di uno o più faraoni della XXV dinastia e della XXVI dinastia e divenne tanto ricco e potente da farsi costruire una tomba labirintica con centinaia di metri di pitture e geroglifici sulle pareti[3].

Dalle rappresentazioni parietali della tomba, non è ricavabile il nome del padre di Padiamenipet, Profeta e Capo dei preti lettori[4], mentre Namenkhesi era il nome della madre, suonatrice di sistro di Amon; Tedi fu sua moglie[5].

Lo stesso argomento in dettaglio: TT33.
Ushabti del sacerdote-lettore capo Padiamenemipet. Museo Egizio, Torino.

La sepoltura di Pediamenopet, non distante dalla riva del Nilo, risultò estremamente interessante fin dalla sua scoperta nel XIX secolo; in seguito venne classificata con la sigla TT33. Le sue dimensioni sono straordinarie, difatti è più grande delle tombe dei famosi faraoni d'Egitto presenti nella necropoli. Ha 22 stanze collegate da lunghi corridoi e pozzi profondi, diffuse su 3 piani alla profondità di 20 metri metri sotto il livello del suolo; comprende numerose iscrizioni. Nel 2004 e nel 2005 l'egittologo francese Claude Traunecker, dell'Università di Strasburgo, esplorò gli ambienti di questa vasta sepoltura. La riapertura ufficiale fu effettuata dagli ufficiali del Concilio Supremo delle Antichità e dagli archeologi impiegati nell'area. Ulteriori lavori furono finalizzati alla ripulitura, al restauro e alla conservazioni del sito archeologico che reca, tra l'altro, incisioni col testo del Libro dei morti[6].

Sono stanti rinvenuti vari ushabti di Pediamonepet: tutti furono infranti nell'antichità, forse per ragioni legate alla magia.

  1. ^ Guy Rachet, Dizionario Larousse della civiltà egizia, pag. 271.
  2. ^ Doxey, Denise, "Priesthood", in Redford, Donald B. (ed) (2001). The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt. Vol. III, pp. 69–70
  3. ^ Amunirdis Research weblog, 2009-02-05, su amunirdis.blogspot.it.
  4. ^ Era compito dei preti "lettori" l'organizzazione delle cerimonie e la recitazione ad alta voce, durante le cerimonie sacre, degli inni previsti. Proprio per tale conoscenza delle invocazioni giuste e corrette, i "lettori" venivano considerati detentori di poteri magici.
  5. ^ Porter e Moss 1927,  p.50.
  6. ^ Egyptology News weblog, Dec. 2005, su egyptology.blogspot.it.

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